Ha subito un lieve malore Calisto Tanzi, che si trovava in aula come imputato durante l’udienza del processo di secondo grado per il crac della Parmalat , in corso davanti alla terza sezione penale della Corte d’Appello di Bologna.
L’ex patron del gruppo di Collecchio, attualmente detenuto nel carcere di Parma, è arrivato poco prima delle 10 con un cellulare della polizia penitenziaria. Visibilmente dimagrito ha preso posto vicino ai suoi difensori nell’aula Bachelet dove, dopo la pausa natalizia,è ripreso il processo (iniziato lo scorso 12 dicembre). Dopo poco più di un’ora il presidente della corte, Francesco Maddalo, ha sospeso il dibattimento per una decina di minuti perché Tanzi, come confermato da uno dei suoi difensori, l’avvocato Gianpiero Biancolella, “non si è sentito molto bene”.
Dopo la ripresa del dibattimento l’ex numero uno del gruppo parmigiano è rimasto ancora per qualche tempo in aula per poi lasciare, particolarmente provato, il palazzo di giustizia intorno a mezzogiorno e mezza a bordo del mezzo della polizia penitenziaria.
Intanto gli avvocati di Tanzi, dopo la recente perizia collegiale sullo stato di salute del loro assistito, hanno presentato nuovamente un’istanza al tribunale di sorveglianza per chiedere la misura degli arresti domiciliari. L’udienza è stata fissata a marzo. I legali dell’ex patron della Parmalat non nascondono la loro “particolare preoccupazione” per le condizioni di Tanzi. “Abbiamo timore – ha spiegato l’avvocato Biancolella – per la sua vita. Non è un problema di adeguatezza delle cure ma è il regime carcerario che, evidentemente, crea questa situazione”.
Sulla presenza di Tanzi in aula il legale ha poi chiarito: “Tanzi e’ sicuramente molto provato. Da un lato – ha detto Biancolella – ha voluto evitare che si pensasse che la sua assenza fosse valutata, come successo purtroppo dinanzi al tribunale di sorveglianza, come una mancata assoggettazione alla legge. Dall’altro le condizioni di salute non consentivano che riuscisse ancora a rimanere in aula. Quindi ha chiesto di andare via”. Il processo di secondo grado per il crac della Parmalat vede 15 imputati (ex manager, amministratori, revisori) gia’ condannati a Parma nel dicembre 2010.