Effetto bomba: il rapporto di Legambiente sul rischio idrogeologico che preoccupa l’Italia

L’Italia cade a pezzi. Il territorio della Penisola è una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare da un momento all’altro. Alluvioni, frane, cedimenti dilaniano il territorio e mettono a dura prova la popolazione, costretta a fare i conti con la furia della natura, non più costretta dagli argini del buon senso. Si costruisce dove non si dovrebbe, si edifica in zone pericolose. Non soltanto abitazioni realizzate in zone sismiche o al di sotto di fiumi sotterranei che durante le alluvioni esondano furiosamente, ma anche palazzi nevralgici per il funzionamento dello Stato costruiti lì dove le forze della natura non dovrebbero essere imbrigliate.

 Ospedali in piene zone sismiche, palazzi di giustizia costruiti su argini di fiumi, caserme a ridosso di alture franose. La cartina geografica dei paradossi all’italiana abbraccia, indiscriminatamente, tutte le regioni, dalla Sicilia alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia.

I dati che ha diramato l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sono impressionanti: ben 7 milioni di italiani vivono in zone a rischio idrogeologico, il 7% degli italiani si trova in zone a rischio frane e alluvioni. Dati che dovrebbero far riflettere e frenare la corsa alla cementificazione del paese, ma che non sembrano far breccia nel buon senso. Si continua a costruire anche dove non si dovrebbe: negli alvei dei fiumi, nelle zone storicamente invase dalle acque e ridosso di colline a rischio smottamento. Nessuna premura, ci si basa sul rischio. Eppure la storia dei luoghi racconta di terribili alluvioni, di devastanti allagamenti. Ma gli avvertimenti della natura valgono a poco.

Legambiente ha individuato gli edifici che amplificano i danni degli eventi climatici estremi in Italia raccogliendo i luoghi particolarmente problematici in un dossier che illustra dove intervenire con urgenza per mettere in sicurezza i cittadini e il territorio. Nella top ten degli orrori si abbraccia tutto il paese, indistintamente. C’è il tribunale di Borgo Brera di Vicenza, costruito tra due fiumi, la Casa dello Studente di Reggio Calabria edificato all’interno di una fiumara, il Multisala Cinema di Zumpano a Cosenza costruito su una scarpata, non mancano poi le scuole edificate nel letto di un fiume, come quella di Aulla o il centro commerciale realizzato a pochi metri dall’argine del fiume Pescara. Ma anche la schiera di case abusive che sorge proprio sullo sbocco del Tevere. Altre potenziali fonti di seri problemi, secondo Legambiente, sono la Segheria di Carrara, l’area artigianale di Genova e il deposito di materiali radioattivi di Saluggia. In caso di eventi climatici straordinari ci sarebbe da tremare.

Nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2015 si sono contati oltre 2.000 eventi atmosferici disastrosi che hanno causato la morte di più di 300 persone. 15 vittime ogni anno, una al mese, sacrificate sull’altare della superficialità. Situazione che inoltre ha comportato la spesa di almeno un miliardo di euro per tentare di arginare i danni causati da fenomeni atmosferici che, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, si fanno ogni anno sempre più imprevedibili e disastrosi.

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