Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la recensione di Roberto Staglianò su ‘White Rabbit Red Rabbit’ andato in scena al Teatro Vascello di Roma.
‘White Rabbit Red Rabbit’ è stato definito un esperimento sociale, ma è anche una sfida, un momento di improvvisazione teatrale e una riflessione collettiva. Un’evoluzione di pensieri e di ragionamenti che arriva carognescamente: all’improvviso, dopo una serie di risate a cuore aperto, quando le difese sono allentate o diminuite. Ma è proprio questo il bello: la riflessione nell’interpretazione, lo spessore nella leggerezza. Come un soffio di vento.
Procediamo con ordine e riepiloghiamo una serie di dati: è un esperimento sociale, ma anche teatrale. Una sfida senza regia, senza la conoscenza preventiva del testo da parte dell’attore né tantomeno del pubblico che lo vede per la prima volta. Una reazione di scambio tra pubblico e attore, una prova di fiducia e un salto nel vuoto.
L’ultima data, in ordine cronologico, è quella del 13 dicembre al Teatro Vascello di Roma, ma ancora prima ‘White Rabbit Red Rabbit’ è stato presentato a Napoli (due volte), Alghero, Palermo, Roma (due volte) e Bari. Tre sono state le attrici femminili: Licia Lanera ed Elena Di Cioccio e Sylvia De Fanti. Sei gli interpreti maschili. L’ultimo è stato Antonio Catania, nella data del 13 dicembre appunto, e stiamo parlando del corrente anno che sta per concludersi.
Il 2011 è stato l’anno del suo debutto all’Edimburgh Fringe Festival e, dopo, sono seguite un migliaio di repliche di versioni tradotte in venti lingue almeno. Solo nel 2017 è stato presentato in varie città del mondo come: Mexico City, Bristol, Adelaide, Nizza, Praga, Santiago del Chile, Barcellona e Sao Paolo.
Immaginate ora di avere dai 20 ai 35 anni e di non poter lasciare il vostro paese per fare un viaggio o semplicemente per fare un’esperienza di studio o lavorativa. Immaginate nei casi più estremi di non poterlo fare perché c’è una guerra in atto o un regime che controlla o condiziona tutte le libertà individuali, da quello che si cerca o si pubblica in rete alla libertà di pensiero e di circolazione. Cosa fareste? Come raccontereste la vostra storia? Quale sarebbe la vostra decisione?
‘White Rabbit Red Rabbit’ è un testo teatrale scritto dall’iraniano Nassim Soleimanpour nel 2010, in un momento in cui non aveva possibilità di comunicare con l’esterno del suo Paese. In un certo vuole essere l’alternativa al passaporto che in Iran può ottenersi soltanto dopo due anni di servizio militare obbligatorio. Non vuole essere una critica a questo o a qualsiasi altro sistema più o meno democratico, non si pone in modo ostile contro qualcosa o qualcuno ma vuole raccontare una strategia possibile e intrinsecamente umana di esplorare quello che è il sapore della libertà.
Il sapore della Libertà si manifesta come una testimonianza-dialogo e coinvolge Antonio Catania che quel copione in busta chiusa lo ha letto e interpretato. Lui – attore che si è formato alla Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano e che lavora in teatro nel cinema e in televisione – è l’interprete principale in scena, ma non è l’unico. Vedendo lo spettacolo si scoprirà di più, ognuno è invitato a fare questa ricerca, il dialogo con noi stessi e con gli altri offre elementi utili per la riflessione.
Soleimanpour usa tanta ironia in ‘White Rabbit Red Rabbit’, usa le giuste dosi di metafora e leggerezza, riesce ad essere presente e assente al contempo, accende la curiosità, stimola le nostre riflessioni e la nostra umana vocazione alla speranza, viaggia nel tempo dal 2010 al 2017, si muove nello spazio, ovunque nel mondo, comunica con persone che sono dall’altro capo del mondo, supera e va oltre il recinto della lingua, del genere, della condizione sociale. Nassim Soleimanpour veste i panni di Antonio Catania, muovendo il suo corpo, le sue espressioni facciali, il tono della sua voce attraverso i fili delle sue note e le battute scritte. Antonio Catania ci mette molto di suo per rendere la voce narrante più autentica, coinvolgente ed espressiva, altrimenti sarebbe solo un esercizio di stile di quelle che in fondo sono solo parole su un foglio bianco.
‘White Rabbit Red Rabbit’ è anche una parabola sull’esclusione, sulla sopraffazione tra gli uomini e sulle menzogne che spesso sono la condizione necessaria e sufficiente affinché tuttiò si realizzi. Basta soltanto il ricordo di aver vissuto una sola volta la paura o la rabbia perché queste si possano replicare, all’infinito, attraverso il meccanismo del branco. È prodotto in Italia da 369 gradi, società diretta da Valeria Orani che unisce in sintesi l’impegno sociale con la sperimentazione e l’innovazione culturale, coinvolgendo attivamente Teatro, Artisti e Produzione.
Ogni persona per essere libera deve raggiungere la consapevolezza dell’essere una persona solidale. Thomas Merton diceva che ‘Nessun uomo è un’isola’ e questo vuol dire che è indispensabile intraprendere la via della solidarietà per costruire una società basata sulla difesa permanente dei diritti umani. L’opposto consiste nella selezione naturale del più forte. Sospetto e pregiudizio. Aggressione sistematica. Qualcuno ha scritto che la libertà non si dà, si conquista. Ci si sente più liberi nella misura in cui mettiamo gli altri nella condizione di essere liberi come e più di noi. Se qualcuno ancora non gode di piene libertà, allora non possiamo sorprenderci, fare finta di niente e nemmeno credere di esserlo noi, fino in fondo, nella nostra ordinaria e tranquilla routine domestica.
Roberto Staglianò