ProgettoItaliaNews Piccoli dettagli, grandi notizie.
Articoli correlati
Il nuovo libro del grande avvocato e scrittore Salvatore Maria Sergio si prepara ad essere un ennesimo successo.
Proposta di qualità tra i libri di Natale
Giovedì 21 Dicembre, alle ore 11,30, nella Sala ‘Avv. Antonio Metafora’, nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, avrà luogo la presentazione dell’Elogio del praticante Avvocato, di Salvatore Maria Sergio 
ultimo libro in ordine di tempo dell’autorevole penalista e fecondo scrittore.
L’atteso evento che vedrà la presenza del gotha dell’Avvocatura della Cultura, si inserisce nell’ambito delle attività culturali promosse dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli 
Dopo l’indirizzo di saluto del presidente dell’Ordine Maurizio Bianco e l’introduzione del vice presidente Salvatore Impradice, dell’Elogio del praticante avvocato parleranno la penalista Dina Cavalli (consigliere dell’Ordine) e la civilista Patrizia Antonini.
L’Elogio di Salvatore Maria Sergio s’inserisce nella fortunata collana degli Elogi firmati da autori di notorietà nazionale, fra i quali Giancarlo Dotto, Maria Roccasalva, Mauro Giancaspro, Joan Margall, Vittorio Paliotti, Tinto Brass, Mimmo Carratelli, José Vicente Quirante Rives, Mimmo Liguoro, editi dal napoletano Tullio Pironti.
L’autore, in quest’ultima sua opera – poco più di un opuscolo ma di indubbia preziosità dal punto di vista dei contenuti quanto dello stile, estremamente coinvolgente come tutti gli scritti di Sergio – delinea il quadro sconsolante rappresentato dalle nuove leve forensi, nella quasi totalità inadeguate al compito e alla funzione, sia per la mediocre preparazione tecnica e sia per l’insufficiente bagaglio culturale. Di questa situazione Sergio individua le cause antiche e recenti: la Scuola, l’Università, la pratica forense, le modalità d’accesso all’Albo, che peraltro già erano state il bersaglio critico di Gaetano Salvemini, autore del celebre articolo ‘Cocò all’Università di Napoli o la scuola della malavita’, risalente addirittura al 1909, di Enrico De Nicola in un intervento parlamentare dell’anno successivo, e di Pietro Calamandrei in Troppi avvocati del 1921.
Una particolare attenzione l’autore dedica all’impiego scempio del linguaggio, intriso di barbarismi, idiotismi, anacoluti, intercalari, inutili anglismi ecc., proprio delle nuove leve: ciò che, occorre ricordare, ha destato la preoccupazione di seicento professori universitari secondo i quali la maggior parte delle tesi di laurea è punteggiata da gravi errori di sintassi, da distorsioni morfologiche.
Tuttavia, dopo avere puntato il dito accusatore, Salvatore Maria Sergio volge il suo sguardo al destino dell’Avvocatura; invoca, perciò, il pensiero d’illustri esponenti della ‘vecchia guardia’, ossia gli eredi della grande stagione del Foro, fra i quali Ettore Stravino, Claudio Botti, Vincenzo Siniscalchi, Luigi Cavalli, Nazzareno Di Mario, Vittorio Lemmo, Angelo Caporale.
Tutti, pur con qualche riserva, convengono nell’dea che l’avvocatura ‘non morirà’: com’è sempre avvenuto nel corso del tempo, nel Seicento e nel Settecento, fino ai primi decenni del secolo scorso, quando Castel Capuano era affollato da ‘paglietti’ e improvvisatori, sarà salvata da quegli avvocati che sono coscienti della importanza del ruolo civile e della funzione tecnica loro demandate.
Di Salvatore Maria Sergio, principe del Foro Penale, massimo oratore italiano, uomo di immensa cultura, apprezzato scrittore, pittore e giornalista, simbolo della migliore Napoli nel Mondo, ricordiamo gli altri fortunati e soprattutto meritori Elogi, chicche di sapere presentare con spirito critico e stile scattante di alta qualità: dell’avvocato, della donna avvocato, ed il Processo al processo, Giambattista Vico non può vincere, amara, pungente satira della giustizia, tra i suoi più apprezzati scritti.
Teresa Lucianelli
