La cruda forza di Moscato nell’acclamata interpretazione di Veronica Mazza e Lara Sansone, Carmine Paternoster e Salvatore Striano, per l’attenta regia di Francesco Saponaro. In scena le figure emarginate dalla società perbenista, nella loro squallida vita e concreta umanità.
Sul palcoscenico dell’importante teatro San Ferdinando di Napoli, caro alla cittadinanza, è di scena fino al 7 gennaio 2018 ‘Ragazze sole con qualche esperienza’, di Enzo Moscato Proprio di ragazze non si tratta ad onore del vero, come ben sanno gli appassionati di Moscato. Per di più, le ‘non ragazze’ possono ritrovarsi nei guai.. guai seri, al limite tra comicità e tragedia.
L’interessante testo teatrale è datato 1985 ed è tra i più intensi dell’autore, significativa figura teatrale innovativa del teatro contemporaneo.
Teatro duro, iper realista, teatro altro, innovativo e crudo, proprio come i due travestiti da marciapiede, ‘Grand Hotel’ e ‘Bolero film’ efficacemente interpretati da Lara Sansone e Veronica Mazza splendide attrici del migliore teatro partenopeo. La prima, innanzitutto degna erede scenica, oltre che nipote, di Luisa Conte, meravigliosa fondatrice di quel tempio della tradizione popolare napoletana che è il Teatro Sannazzaro; la Mazza, convincente interprete teatrale, quanto cinematografica e televisiva.
Interpretano con efficace umanità due povere creature, squallide ma autentiche, in attesa di un folle incontro d’amore, altrettanto squallido quanto improbabile, con un’altra coppia di derelitti: Gennaro Cicala (Carmine Paternoster) e Gennarino Scialò (Salvatore Striano), appena usciti di prigione Ed i due, invero, non brillano certo in qualità positive. Sono infatti reduci da un’autentica infamità: hanno rivelato i nomi dei loro complici, ottenendo così in cambio l’immediata libertà.
Carmine Paternoster e Salvatore Striano sono attori forti dell’esperienza del carcere che sul palcoscenico e sul set hanno trovato un degno ed apprezzato riscatto umano; al loro attivi, tra l’altro, i successi cinematografici internazionali, premiati ai festival di Cannes e Berlino, ‘Gomorra’ di Matteo Garrone e ‘Cesare non deve morire’ dei Taviani.
Le infamità si pagano a caro prezzo – insegna Moscato – soprattutto in certi ambienti popolati non proprio da stinchi di santi. E ‘Mammà’ dispone come da conseguente logica, una punizione esemplare perché, chi tradisce i propri compagni, non merita di continuare a vivere Pollice verso dunque, per i due fuggiaschi ospitati in casa dai due femminelli, figure predominanti nelle opere dei nuovi autori degli anni ’80 e da loro visti e descritti come portatori di una umanità profonda e di una saggezza concreta – spicciole ma essenziali – difficilmente reperibile in altre classi sociali, soprattutto nelle aree perbeniste. L’emarginazione con tutta la sua scabrosità, finisce dunque per brillare in valori altrove più rari ed offuscati o, peggio, sostituiti dall’apparenza, da un mondo fatuo e sterile di ‘puliti’.
È un susseguirsi di pathos e colpi di scena, una trama fitta e scattante che tiene desta l’attenzione dello spettatore, bombardato da emozioni: amore, eros, violenza, sangue, delirio sociale, cocktail esplosivo sulla scena gestita con maturità artistica dai protagonisti.
Possente la scrittura drammaturgica, per quanto a tratti divenga tragicomica, anche esilarante ma con giusta moderazione, senza mai sfociare nella volgarità, che in situazioni similari si infiltra con puntualità ripetitiva. Non in questo caso. Si punta piuttosto su di una inevitabile crudezza che fa parte della vita ed ancora di più della mala vita, in sintonia con l’essenza del messaggio di Moscato.
Francesco Saponaro che ne cura con sensibile impegno e puntualità attenta al particolare la regia, offre una visione godibile di un lavoro straordinario quanto non semplice, valorizzando le duttili capacità di recitazione di questa doppia coppia di attori già conosciuti per la loro bravura, che colgono questa occasione per superarsi, complice un testo di alta qualità che si presta alle loro principali competenze note e sommerse, e che ‘si fa sentire’, penetra nell’attore ed attraverso lui passa allo spettatore. In questo ritorna l’opera meritoria di mirato coinvolgimento del bravo regista.
Il tutto in un’atmosfera folle, da ‘plot surreale’ – come lo definisce lo stesso Saponaro – che si rivela dirompente e scatenante di emozioni, riflessioni ed exploit in chiusura.
Gino Curcione dà la sua voce d’impatto a Giuseppina Bakèr Lo spazio scenico è ideato dal regista, i costumi sono di Chiara Aversano, le luci di Cesare Accetta, il suono di Daghi Rondanini.
In definitiva, uno spettacolo che merita senza dubbio di essere visto e si lascia vedere con attenzione, fino al finale in giallo, con tanto di rivelazione contenuta in un misterioso telegramma, colpo di scena liberatorio che offre alla platea una conclusione non drammatica, almeno apparentemente.
Teresa Lucianelli
Ragazze sole con qualche esperienza
testo
Enzo Moscato
regia e scene
Francesco Saponaro
con
Veronica Mazza, Carmine Paternoster, Lara Sansone, Salvatore Striano
e con la voce di
Gino Curcione
costumi
Chiara Aversano
luci
Cesare Accetta
suono
Daghi Rondanini
assistenti alla regia
Giovanni Merano, Gianmarco Modena
assistente alle scene
Lucia Imperato
assistente ai costumi
Fabiana Amato
direzione di scena
Teresa Cibelli, Lello Becchimanzi
elettricista
Fulvio Mascolo
macchinista
Alessio Cusitore
trucco
Vincenzo Cucchiara
foto di scena
Marco Ghidelli
produzione
Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale, Teatri Uniti
Orario rappresentazioni
dicembre 2017
22-12-2017 ore 21.00 | 23-12-2017 ore
19.00
25-12-2017 ore 20.00 | 26-12-2017 ore 19.00 | 27-12-2017 ore 17.00 | 28-12-2017 ore
17.00
29-12-2017 ore 21.00 | 30-12-2017 ore 19.00
gennaio 2018
01-01-2018 ore 20.00 | 02-01-2018 ore 21.00 | 03-01-2018 ore 21.00 | 04-01-2018 ore
17.00
05-01-2018 ore 21.00 | 06-01-2018 ore 18.00 | 07-01-2018 ore 18.00