‘Soffiano venti di guerra’ e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, ha esordito il pontefice dopo la messa con l’omelia dedicata ai migranti. Francesco è quindi ritornato a ricordare quei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani. Attraverso i loro occhi vediamo il dramma di tanti migranti forzati che mettono a rischio perfino la vita per affrontare viaggi estenuanti che talvolta finiscono in tragedia, ha detto Bergoglio ricordando i piccoli profughi incontrati nel suo ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh pur senza citare esplicitamente i Rohingya.
‘E’ Gesù a darci il diritto di cittadinanza’, dice Papa Francesco nella notte di Natale. Un’omelia, purtroppo, dal sapore politico perché pronunciata nei giorni che seguono il ‘naufragio’ della legge sullo ‘ius soli’ in Parlamento.
‘Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza’, ha detto il Pontefice durante la Messa, riferendosi a Cristo, colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l’autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole.
Per Bergoglio la ‘fede del Natale’, ci porta a riconoscere Dio presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente e ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto. Frasi con cui il Papa rinnova il suo appello alla solidarietà sociale e in particolare all’accoglienza dello straniero. I migranti di oggi, dice Francesco, sono immagine dei migranti di ieri. Fra loro anche Giuseppe e Maria: ‘Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra’.
Nella messa della Vigilia in San Pietro, celebrata con centinaia tra cardinali, vescovi e sacerdoti, Bergoglio ha anche ricordato le parole di Wojtyla pronunciate durante l’inaugurazione del Pontificato. Ce lo ricordava San Giovanni Paolo II: ‘Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo. Natale è tempo per trasformare la forza della paura in forza della carità. La carità che non si abitua all’ingiustizia come fosse naturale, ma ha il coraggio, in mezzo a tensioni e conflitti, di farsi ‘casa del pane’, terra di ospitalità’.
Ma Francesco ha rivolto un pensiero anche ai piccoli coinvolti in guerre, da quelli dell’amata Siria fino a quelli di Iraq e Yemen, senza dimenticare i bambini dell’Africa, soprattutto in quelli che soffrono in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria.
Vediamo Gesù, ha sottolineato ancora, nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti. Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell’interesse del mondo intero”. Non sono mancati poi gli appelli per Gerusalemme e Terrasanta, perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Statiall’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. E anche quello per il Venezuela perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l’amato popolo venezuelano.
Il Papa, però, non ha nemmeno dimenticato i bimbi figli di disoccupati, che quindi “faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli.