‘Se lasci il tuo incarico in Regione Lombardia che vale molto di più di tanti ministeri evidentemente in politica non puoi più fare altro’, dice  Matteo Salvini, segretario della Lega, commentando passo indietro di Roberto Maroni ai microfoni di Radio 24.

‘Lo escludo nella maniera più assoluta: se ha questi motivi personali, queste ragioni famigliari che lo hanno spinto a scegliere di non candidarsi è impensabile che si possano ipotizzare per lui dei ruoli politici e tantomeno nel governo futuro’,

Le ragioni vere della rinuncia del governatore tornano ad alimentare un clima di sospetti che appariva superato tra i partner della futura alleanza. Nessuno davvero crede fino in fondo alla motivazione ‘privata’ e confidata da tempo gli amici secondo cui avrebbe deciso di cambiare vita, angustiato dalle inchieste della magistratura e dalle lotte interne alla Lega di cui si sentiva bersaglio.

Berlusconi a Radio Capital rispondendo alla domanda su un eventuale ruolo di Roberto Maroni in un prossimo governo è chiaro: ‘È una invenzione pura, non ho mai pensato una cosa del genere, posso escluderlo nella maniera più assoluta’,  a proposito delle voci di un accordo tra lui e Maroni in questo senso.

In questo quadro, sente puzza di complotto, ragion per cui cerca di sbarrare la strada al governatore avvertendo che non sarà ricandidato: ‘Se uno non si ricandida in Regione per motivi personali perché deve andare in Parlamento?’.

L’aria torna a farsi pesante nel centrodestra e viene rinviato l’insediamento delle due commissioni (programma e candidati): anche i sondaggi sui nomi migliori per aggiudicarsi Lombardia e Lazio alle regionali serviranno a chiarire le idee, dicono gli azzurri al termine dell’incontro serale ad Arcore tra Giorgetti e Berlusconi. Che su un punto non transige: non vuole Tremonti in lista. Non gli ha perdonato il presunto golpe del 2011 nel quale, secondo lui, avrebbe avuto una parte che l’ex ministro nega.