I padri nobili del Pd, l’ex premier Romano Prodi e l’ex segretario dem, Walter Veltroni lanciano, dalle pagine di ‘Repubblica’ e della ‘Stampa’, un appello all’unità della sinistra alle prossime elezioni, almeno nelle regionali di Lazio e Lombardia.
‘Siamo un progetto politico plurale, è normale che ci siano posizioni diverse. Abbiamo concordato di ascoltare le indicazioni del territorio, oggi ci saranno le assemblee sia in Lombardia che nel Lazio, poi prenderemo una decisione’, dice il leader di LeU Pietro Grasso, incrociato dall’Ansa, a una domanda sul dibattito interno a ‘Liberi e uguali’ sul possibile sostegno ai candidati Pd per la presidenza della Lombardia e del Lazio.
Nicola Fratoianni, segretario di ‘Sinistra Italiana’ ed esponente di ‘Liberi e Uguali’ chiude ad un’intesa con il Pd sul candidato alla Regione Lombardia Giorgio Gori. Fratoianni sarà oggi pomeriggio a Cinisello Balsamo dove seguirà i lavori dell’ assemblea regionale della Lombardia di ‘Liberi e Uguali’. L’assemblea si terrà presso il salone della Coop Matteotti. Diverso, il discorso per il candidato nel Lazio Nicola Zingaretti dove ‘ci si confronta’, spiega Fratoianni.
A schierarsi per una candidatura unitaria del centrosinistra, perlomeno in Lombardia, è anche la leader Cgil Susanna Camusso: ‘Credo che sarebbe positivo se si cogliesse l’occasione di una candidatura unitaria in un’area del Paese, in particolare in quella milanese, dove cresce il numero di giovani e con un significativo tasso di innovazione. Sarebbe un passo importante per poter affrontare una partita strategica anche a livello nazionale’.
Nel ruolo di pontiere anche Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana ed esponente di ‘Liberi e Uguali’, che su Facebook scrive: ‘Con Gori in Lombardia è opportuno aprire un confronto sul programma, perché rispetto a Maroni non basta #faremeglio, come dice lo slogan Gori, ma si deve cambiare idee e politiche, nel Lazio non sostenere Zingaretti, un uomo di sinistra, è un errore perché dobbiamo impedire che la Regione passi a Gasparri’.
In realtà le coalizioni possono favorire la condizione di essere ‘separati in casa’ nella sostanza politica. Salvini martedì sera da Floris, era sprezzante col Cavaliere: ‘C’è un solo modo per evitare le larghe intese. Ovvero che vinca il centrodestra e la Lega che arriva prima. Costringendo in tal modo Berlusconi a governare col centrodestra’. Il che significa dire che preferenza del Cavaliere sono le larghe intese. Anche l’accordo sul candidato in Lombardia, Attilio Fontana, è frutto della minaccia più dura da parte del leader leghista: ‘O così o saltano tutti i collegi uninominali’.
Maria Stella Gelmini, nel caso, in termini di notorietà e di fiducia, era più conosciuta del candidato leghista. Ad ogni modo i sondaggi dicono che i partiti del centrodestra sono comunque una decina di punti sopra il centrosinistra, e dunque la partita non dovrebbe essere a rischio. Accordo costato caro al Carroccio che, raccontano fonti vicine alla trattativa, in cambio del governatore ha dovuto accettare un 50 a 50 nella spartizione dei collegi lombardi.
Difficile pensare, in una situazione del genere, che nello stesso giorno il centrodestra possa prendere attorno al 20 in regione e fare il pieno alle politiche.
Ci si chiede perché Forza Italia abbia fatto passare tempo consentendo che si affermasse la candidatura di Pirozzi e portandola, di fatto, a un punto di non ritorno. C’è forse un calcolo, come accadde a Roma quando si decise di appoggiare Marchini per impedire che potesse vincere la Meloni e, in un’ottica di patti, provare a dare una mano al Pd? Stessa cosa che potrebbe accadere oggi in regione e sui collegi.
Scegliere un candidato ‘non adatto’ potrebbe avere un senso, come ha avuto un senso la votazione ‘centrista’ del Pd per l’elezione di Miccichè come presidente dell’Ars.
Gli esperti di numeri sostengono che senza fare il pieno nel Lazio è difficile immaginare una vittoria nazionale del centrodestra.
Staremo a vedere…