Il 4 marzo tra progetti europei e euroscettici

‘Serve un’Italia stabile, ancorata al progetto europeo e che non si avventuri in politiche economiche che mirano a sfondare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil’,  Pierre Moscovici, francese e socialista, commissario Ue agli Affari economici entra a gamba tesa nella campagna elettorale e riapre il fronte europeo esternando alla vigilia del voto tutte le preoccupazioni di Bruxelles. Troppi i programmi elettorali dichiaratamente euroscettici e ricchi di promesse ‘sfonda-debito’.

‘Spero che l’Italia sia guidata da un governo stabile pro-europeo, e che questo tipo di idee sia sostenuto dalla maggioranza degli italiani’, ha scandito il commissario finlandese per il lavoro Jyrki Katainen.

E in Italia è subito polemica.   E’ un’ingerenza, gridano più o meno compatti dal centrodestra. Si tratta di una inaccettabile intrusione di un burocrate europeo nelle elezioni italiane, ha tuonato Matteo Salvini. Ma anche Luigi Di Maio, il più colpito dalle parole di Moscovici, con la sua proposta di sfondare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil,  non resta in silenzio e chiede un confronto pubblico a Moscovici per spiegargli che i Cinque stelle vogliono fare investimenti in deficit ad alto moltiplicatore per ripagare il debito.

Per poi concludere con una stoccata: ‘tra l’altro, Moscovici viene da una nazione, la Francia, che ha sforato il 3% per anni’.

Più cauta Forza Italia che pure non ha dimenticato gli assalti alla baionetta contro Silvio Berlusconi lanciati da Bruxelles nel recente passato. ‘L’Europa si faccia i fatti suoi’, commenta lapidaria Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Assente dal dibattito il Pd. Anche perchè il Commissario Ue ha sparso miele sul premier Paolo Gentiloni e il suo esecutivo: ‘Non è un segreto che sugli orientamenti europei e le decisioni da prendere sulla zona euro c’è una convergenza di vedute molto chiara con Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan e il governo’.

E’ di oggi la notizia che sono avviate conversazioni con le creature politiche più in forma dell’europeismo 2.0. E’ in cantiere un progetto trasversale e decisamente innovativo che potrebbe portare a una lista transnazionale tra Pd, ‘en marche’ di Macron e la novità spagnola ‘Ciudadanos’ del giovane Albert Rivera. Due formazioni che poco c’entrano con il socialismo europeo. Quindi, piaccia o non piaccia, da oggi l’adesione forte al progetto europeo sarà il canyon che separerà con chiarezza le forze politiche. Bruxelles non potrà che dare una mano a chi da qui al 4 marzo giurerà fedeltà all’Europa. A meno che, vista l’onda euroscettica, non si riveli un abbraccio mortale in termini di bottino elettorale.

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