‘In Germania vi sono condizioni numeriche e politiche completamente diverse dalle nostre. In Italia noi disporremo di una stabile maggioranza sia alla Camera che al Senato, quindi non ci sarà bisogno di nessuna grande coalizione, per la quale comunque non vi sarebbero assolutamente le condizioni politiche’, afferma Silvio Berlusconi in un’intervista al ‘Quotidiano nazionale’.
Uno dei passaggi chiave dell’intervista di Silvio Berlusconi, al quale viene subito chiesto un commento sulla bufera che si è abbattuta su Attilio Fontana, candidato per il centrodestra a governare la Lombardia: ‘Ogni riferimento al concetto stesso di ‘razza’ è ovviamente lontano dalla mia cultura e dai miei valori. In questo caso si è trattato di un’espressione infelice della quale l’avvocato Fontana, che è persona moderata ed equilibrata, si è già scusato. Però trovo sia un grave errore focalizzare l’attenzione su una parola sbagliata e non sul rischio che l’Europa perda la sua identità, per effetto di un atteggiamento sbagliato, rinunciatario, di falso buonismo, che spesso prende il posto del giusto rispetto per le altre culture. Questo fenomeno, sotto la spinta di ondate migratorie incontrollate, può minare alle basi la nostra stessa civiltà. Solo un’Europa che abbia ben chiara la sua anima cristiana e liberale, e che ne sappia esigere il rispetto, può accogliere e integrare, entro limiti ragionevoli, dei cittadini stranieri che vogliano costruire da noi il loro futuro’.
Attilio Fontana, dopo la bufera per la frase pronunciata sulla ‘razza bianca a rischio’, resta il candidato del centrodestra alla Regione Lombardia. Lo ha assicurato il leader del Carroccio, Matteo Salvini, che in un’intervista a ‘Radio Anch’io’ ha detto: ‘Figuriamoci se posso pensare a un passo indietro. Berlusconi non ha mai detto che Fontana non è adeguato. Penso che l’italiano sia il popolo meno razzista al mondo, anche perché è un popolo che è emigrato, che ha spostato siciliani, veneti, trentini, napoletani, milanesi. Ci sono cinque milioni di italiani nel mondo e li sento spesso: la differenza è che nella stragrande maggioranza dei casi a nessuno di questi italiani in Argentina, Svizzera, Belgio, in Germania il Paese ospitante pagò colazione, pranzo e cena in albergo, tessera telefonica, pacchetto di sigarette per gironzolare per un anno. Oggi vedere 183mila richiedenti asilo che bivaccano negli alberghi e nelle piazze di mezza Italia, la maggioranza assoluta dei quali non avrà nessun tipo di asilo politico o protezione internazionale, evidentemente infastidisce e suscita allarme anche in tanti Comuni amministrati dalla sinistra. È incredibile come in Italia si riesca a parlare di un sostantivo e di un aggettivo e non del problema: la nostra cultura rischia di scomparire, Fontana dice che c’è un’invasione fuori controllo, parla di un rischio islamizzazione di cui parlava la Fallaci 15 anni fa’.
Silvio Berlusconi, lancia anche una terapia choc di sei anni contro la disoccupazione giovanile, con zero tasse e zero contributi per le assunzioni dei giovani, trovando il consenso sostanziale delle associazioni imprenditoriali, da Confindustria a Confcommercio, alla Cna.
Questo suscita molto scetticismo legato alla sua fattibilità pratica. Sulla stessa linea si pongono i giuslavoristi. Centrale è il capitolo dei costi, visto che una soluzione di questa portata non potrebbe costare meno di 40-50 miliardi di euro. Una cifra che necessiterebbe di una copertura altrettanto significativa.
Nell’immediato, spiega Berlusconi, una serie di provvedimenti fra i quali l’eliminazione di ogni tassa o contributo per i primi sei anni con contratto di praticantato, e contratto di primo impiego, per chi assume un giovane a tempo indeterminato. Il versante contributivo dell’incentivo è evidente: si tratta di un risparmio, per le imprese, di circa 8 mila euro l’anno per ogni neoassunto. Più incerto lo sgravio fiscale, perché rimane indefinito il beneficiario dello sconto, se il lavoratore o l’impresa.
Siamo, ipoteticamente, in presenza di una detassazione rilevante: su uno stipendio di 15 mila euro, il risparmio fiscale sarebbe di circa 2 mila euro; su una retribuzione di 20 mila euro, lo sconto arriverebbe a 3.500 euro l’anno; su 25 mila, si salirebbe oltre i 5 mila euro di tasse in meno. È del tutto evidente che anche se una quota dello sgravio finisse in busta paga, anche i lavoratori si troverebbero a beneficiare di una fetta di stipendio netto in più: anche tra i 100 e i 200 euro in più mensili. Di certo, le associazioni delle imprese guardano con favore a operazioni di questa portata.
Più scetticismo dagli artigiani della Cna: ‘In campagna elettorale tutte le promesse hanno una loro intrinseca fascinazione che purtroppo, spesso, si scontra con la effettiva capacità di diventare atti concreti’.
Di certo resta un progetto di almeno 40/50 miliardi di costo in sei anni.
Berlusconi parla anche di flat tax, misura che le opposizioni accusano essere una redistribuzione a favore dei ricchi: ‘Per la verità accade proprio il contrario, i principali beneficiari della flat tax saranno nel ceto medio, che oggi è il segmento sociale più tartassato dal fisco. Per i più deboli, poi, oltre all’estensione della no-tax area a 12.000 euro, cioè del reddito sotto il quale non si paga nulla, vi sarà addirittura l’imposta negativa: sotto quella che l’Istat definisce soglia di dignità sarà cioè lo Stato a versare ai cittadini la somma necessaria per raggiungere quella soglia. L’abbiamo chiamato appunto reddito di dignità, perché servirà ad assicurare a tutti un tenore di vita dignitoso’.
Cocis