Neri Marcorè in ‘Quello che non ho. Canzoni di Fabrizio De Andrè’ in scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 4 febbraio

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Barbara Lalle le sue considerazioni su ‘Quello che non ho. Canzoni di Fabrizio De Andrè’, con Neri Marcorè, in scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 4 febbraio. 

 

Teatro canzone o teatro denuncia? Al Teatro Brancaccio di Roma Neri Marcore’, fino al 4 febbraio in scena con lo spettacolo ‘Quello che non ho. Canzoni di Fabrizio De Andrè’, prende a prestito due grandi poeti: Pasolini e De Andrè. Perché questo accostamento? Perché il protagonista scopre il primo aspettando un concerto del secondo a Napoli nel 1995. Mentre aspetta, legge per intero l’inserto del Corriere della Sera: gli scritti corsari di P.P. Paolini, scritti in cui il grande intellettuale aveva previsto tutto o quasi.

Questo inizio un po’ didascalico serve però a dare la stura a tutte le riflessioni del protagonista sui temi sociali e le canzoni di de Andrè servono a spezzare e a completare le riflessioni sulla vita e sul mondo. E così si parla di rifiuti, delle montagne di plastica nei mari, dell’uso sconsiderato delle risorse, della decrescita  E poi dello sfruttamento in Congo per il Coltan e della pedofilia e dei bambini sfruttati in molte parti del mondo per il sesso, per il lavoro, per le guerre. Le parole e le canzoni colpiscono come un pugno allo stomaco e lo spettacolo raggiunge, anche se con una certa retorica che però non guasta, un picco di lirismo quando si parla di Rom e la voce di Guia canta khorakhane’.

Giua insieme a Pietro Guarracino e Viero Sturlini, cantanti e chitarristi sostengono e arricchiscono lo spettacolo  Non da meno l’eccellente Neri Marcore’ che si muove sul palco con una sicurezza da grande attore e ottimo cantante e non ci ha fatto mancare la satira e una risata, anche se amara, quando ha denunciato le facezie del nostri parlamento.   Ha letto con l’ironia che lo contraddistingue, una interrogazione parlamentare su ‘la sparizione di Clarabella’. E si arriva così dopo più di un’ora di emozioni, ritornando a Pasolini che lo aveva previsto nei suoi scritti corsari, a questi tempi di imbarbarimento morale e culturale, di perdita della bellezza, di ‘mbruttimento’ e pensare che al MOMA di NY c’ e’ una intera sezione del made in Italy, quando l’Italia negli anni sessanta conobbe un nuovo rinascimento con cose come la Vespa, la Ferrari, l’ Olivetti 22, la Moka……

Oggi siamo un Paese che sta lì tra ‘un passato che non torna e un futuro che non arriva’  e chiude con le parole di de Andrè : com’è che non riesci più a volare…. Ma lo spettacolo ci lascia una speranza e Marcore’ ci ricorda che per una cosa Pasolini si era sbagliato: aveva scritto sulla sparizione delle lucciole, e non è vero, le lucciole sono tornate e sono uno spettacolo che riporta a tutti il senso della meraviglia e della bellezza.

La scenografia essenziale e magnifica di Fiorato va di pari passo ai giochi di luce di Mantovani. Accattivante la drammaturgia e virtuosa la regia di Giorgio Gallione. Il teatro era pieno, il pubblico caloroso ha applaudito  ‘Quello che non ho. Canzoni di Fabrizio De Andrè’.

Spettacolo da vedere.

Foto: Caroli

Barbara Lalle

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