Stanno aumentando ma sono ancora poche. Le donne nel mondo della ricerca devono ancora oggi affrontare concetti che dovrebbero essere già da tempo superati, come emancipazione e parità di genere. Senza contare la difficoltà di conciliare la famiglia e con il lavoro. E nessuno puo’ dirlo meglio di donne che si sono affermate nel mondo della ricerca come Fabiola Gianotti, prima donna alla guida del Cern di Ginevra, che nel 2012 annunciò al mondo la scoperta del bosone di Higgs e Emmanuelle Charpentier, una delle ‘mamme’ della tecnica che permette di riscrivere il codice genetico, la Crispr-Cas9.
Un progresso c’è stato, ma bisogna continuare su questa stessa strada, ha detto Gianotti guardando alla ‘Giornata internazionale delle donne nella scienza’ che si celebra oggi, 11 febbraio, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere in tutto il mondo iniziative volte a mettere in luce le tante donne impegnate nella ricerca e per incoraggiare le più giovani a intraprendere studi scientifici. #February 11 è l’hashtag della manifestazione, ideata nel 2015. Scienza e uguaglianza di genere sono infatti, secondo le Nazioni Unite, entrambe vitali per raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo concordati a livello internazionale, compresi quelli previsti dall’agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile.
Per questo motivo, ha osservato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, abbiamo bisogno di incoraggiare e sostenere ragazze e donne a raggiungere il loro pieno potenziale come ricercatori scientifici e innovatori.