La spaccatura della Lega Nord su Nicola Cosentino porta alla luce del sole quello che da via Bellerio tutti si sono ostinati sempre a negare: è guerra aperta tra ‘cerchio magico’ e ‘maroniani’ per il dopo Bossi. Nel Carroccio è giunta l’ora della resa dei conti e nessuno lo nasconde più. Che il partito non fosse più un unico corpo granitico, pronto a seguire in ogni dove e quando Umberto Bossi, era emerso già dall’ultima Pontida dove molti leghisti avevano innalzato uno striscione con la scritta ‘Roberto Maroni presidente del consiglio’. I congressi avevano certificato la divisione politica tra ‘maroniani’ e ‘cerchio magico’. E poi il voto sull’arresto di Nicola Cosentino ha ufficializzato la spaccatura e il caos nella Lega Nord. Il partito è rotto, avvitato su se stesso, perché dagli scranni del governo si è ritrasformato in movimento di lotta con una base tutta da riconquistare. In gioco c’è la guida del partito dopo la parabola politica di Bossi. I numeri, almeno per ora, dicono che comanda ancora il Senatur. E lui l’ha dimostrato censurando l’ex ministro dell’Interno. Il direttivo nazionale della Lega Lombarda, con una lettera inviata a tutti i circoli territoriali, ha vietato l’organizzazione di incontri pubblici a cui partecipi da solo Roberto Maroni. Tutti gli incontri politici organizzati con l’ex ministro, dunque, dovranno essere annullati. Firmato Umberto Bossi. Se non si tratta di epurazione, poco ci manca. Il tutto ad una settimana dalla manifestazione a Milano contro il governo Monti. L’ex ministro dell’Interno, riferiscono fonti del partito di via Bellerio, non l’ha presa bene. “Mi sento umiliato e offeso, non so quale colpa ho commesso per meritarmi una pena così pesante, ma io non mollo”. Questo lo sfogo su face book ma in privato ha rassicurato i suoi. “Io non mollo, se pensano che io esco dalla Lega si sbagliano di grosso. Andremo alla conta”. Una conta, che secondo un maroniano di ferro, sarà vincente perché “questo gruppo vale il 99% del partito e il 100% della base, non ci fermeranno”. E una prima risposta alla decisione di Bossi arriva proprio da quelle segreterie provinciali che dovrebbero ‘cancellare’ gli incontri pubblici con Maroni. Come scrive l’Ansa sarebbero una cinquantina da tutto il Nord gli inviti rivolti da segreterie provinciali, da sindaci e da sezioni della Lega Nord a Roberto Maroni per tenere incontri pubblici. Ora Umberto Bossi dovrebbe censurare anche questi esponenti della base leghista che, incuranti dell’ordine ricevuto dal Senatur, hanno invitato l’ex ministro dell’Interno a tenere comizi pubblici.
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