M5S alle prese con un altri due massoni tra le proprie file. Dopo il caso del candidato di Castellammare di Stabia Lello Vitiello questa volta è il turno di altri due candidati: Piero Landi e Bruno Azzerboni. Landi è candidato a Lucca nel collegio uninominale della Camera e che secondo ‘Il Foglio’ risulterebbe iscritto alla loggia Francesco Burlamacchi. Azzerboni è invece candidato in Calabria.
I vertici del M5S sono andati nel panico. E, per evitare altre polemiche, hanno immediatamente comunicato di aver espulso i due candidati. Bruno Azzerboni candidato in Calabria e Piero Landi in Toscana, si legge in una nota, al momento della sottoscrizione della candidatura non hanno detto la verità e non ci hanno informato di far parte di una loggia massonica. Per questa ragione non possono stare nel Movimento 5 Stelle e sempre per questo motivo gli sarà richiesto di rinunciare al seggio. Li inibiamo dall’utilizzo del simbolo e ci riserviamo di agire nelle opportune sedi al fine di risarcire eventuali danni di immagine cagionati al MoVimento 5 Stelle.
L’edizione online de Il Foglio fa notare come ‘Piero Landi, 7 aprile 1972, candidato del partito cofondato da Grillo e Casaleggio nel collegio uninominale della Camera a Lucca e originario della Garfagnana’ risulti iscritto alla loggia Francesco Burlamacchi, ‘in sonno’ dallo scorso 5 febbraio. Nome, cognome e data di nascita corrispondono e una fonte del quotidiano conferma sia l’iscrizione che l’assonnamento.
Interpellato, dal quotidiano il Gran Maestro del Grande Oriente d`Italia Stefano Bisi, ha risposto così: ‘Non posso confermare né smentire. Chiedetelo a lui’. ‘Il Foglio’ ha dunque contattato il candidato del M5s. Piero Landi ha negato di aver mai fatto parte della loggia Burlamacchi ma ammette di aver fondato a Lucca un’associazione, ‘Italia punto e a capo’ in cui ci sarebbero appartenenti alla massoneria: ‘Naturalmente da questo movimento o comunità di ascolto io ho dato le dimissioni appena’.
Come se non bastasse, alla fine di un’altra giornata movimentata, arriva l’approfondimento delle Iene su ‘rimborsopoli’. In un altro servizio pubblicato su Facebook – il secondo rispetto a quello che ha lanciato lo scoop dei mancati versamenti – si afferma che il buco complessivo ammonterebbe al doppio di quanto stimato dal candidato premier grillino (800mila euro), mentre sarebbero 14, e non 8 come indicato da Di Maio, i parlamentari ‘morosi’. Non solo: almeno due di questi, per non versare i soldi, avrebbero escogitato un sistema diverso da quello del pubblicare la ricevuta del bonifico sul sito M5S salvo cancellarlo subito dopo. Insomma, la questione sembra non essere chiusa.
Intanto, dopo Borrelli, un’altra eurodeputata lascia il gruppo pentastellato a Bruxelles. Si tratta di Giulia Moi, la cui defezione però non sarebbe una sorpresa per il Movimento: a quanto apprede l’agenzia Agi, la Moi era già stata sospesa.
Mentre Casaleggio jr annuncia che ‘Pietro Dettori ed Enrica Sabatini’ sono nuovi soci di Russeau, torna a farsi sentire l’altro fondatore, Beppe Grillo, che che sulla vittoria dei 5 Stelle alle elezioni frena: ‘Non so chi vince, perché non ci sono più sensi morali. Abbiamo perso qualsiasi faro di moralità in questo Paese’, afferma, ‘e se non ci sono sensi morali tornano sempre gli stessi. E’ più comodo’. I 5 Stelle però potrebbero trovare un appoggio in Leu per la formazione di un eventuale governo: Pietro Grasso non lo esclude: ‘Se ci dovessero essere le condizioni per cui le loro proposte corrispondono ai nostri valori e principi, perché non potremmo sostenerle?. Nonostante il Movimento guidato da Luigi Di Maio sia ‘ondivago’, ha spiegato Grasso, ‘non ci sono pregiudiziali’. Dichiarazioni che però non trovano l’appoggio di tutti i candidati. A partire dall’altra colonna portante di ‘Liberi e Uguali’, Laura Boldrini: ‘A Di Maio hanno ritirato la patente dell’onestà, come farebbe a tenere sotto controllo il bilancio dello Stato se non riesce a garantire la contabilità dei suoi parlamentari M5S?’.
Grasso giustifica la presa di posizione della Boldrini: ‘Se il M5S è quello che lei ha conosciuto alla Camera, è chiaro che deve dire così ed è giusto che lo faccia, se invece ci sono cambiamenti… Ma io come capo politico faccio una sintesi’.