Il marzo, ore 18,30, Interno 14 a Roma presenta ‘Autoviolationprivacy’ di Jassica Japino a cura di Lori Adragna

Martedì 6 marzo,  alle ore 18.30,  Interno 14 presenta il progetto AUTOVIOLATIONPRIVACYdi Jessica Iapino, a cura di Lori Adragna: un percorso espositivo site-specific che si articola in quattro momenti disgiunti tra loro per la variabilità del mezzo.

‘Con l’avvento dell’era tecnoliquida descritta da Bauman (2002), l’esigenza di tutelare la propria privatezza – tanto da farla elevare al rango di diritto con la conseguente necessità di regolamentarne la tutela – ha raggiunto il suo apice proprio nel momento in cui se ne avvertiva l’ineluttabile erosione. La pervasività, a partire dal XXI secolo, dell’immagine, dell’informazione e soprattutto della tecnologia, ha assottigliato sempre più la barriera della nostra privacy. Come suggeriva il sociologo, l’uomo contemporaneo abita una ‘società confessionale’, dove il ‘social network’, strumento di sorveglianza dei pensieri e delle emozioni – usato dai vari poteri con funzioni di controllo – agisce grazie alla partecipazione entusiastica di chi vi aderisce promuovendo la pubblica esposizione di sé.

Le occasioni di violazione della privacy o di semplici interferenze nella sfera privata di fatto accompagnano quasi ogni istante della nostra vita, “monitorata”, tenuta sotto osservazione, incessantemente registrata. Cediamo notizie che ci riguardano, lasciamo tracce quando cerchiamo informazioni, servizi, quando ci muoviamo nello spazio reale o virtuale. Questa gran massa di dati personali raccolta su scala sempre più larga e diffusa con flusso continuo, modifica la conoscenza. Il confine tra reale e virtuale, tra vero e falso, tra immagine e persona si fonde e confonde in una concezione di sé tremula e liquida, polimorfa, priva di certezze. Si altera cioè quel processo (continuamente rivedibile) di identificazione con i modelli proposti dall’ambiente che forma l’identità.

Nel cyberspazio, impero del narcisismo, le relazioni sociali rischiano di configurarsi come una mera imitazione della vita face-to-face, dove è più facile dissimulare e nascondersi dietro l’anonimato o un profilo fake. Siamo sempre più attratti dall’idea di ‘ricrearci”’ con l’aiuto di strumenti social e fotografici a portata di tutti,   scrive Jessica Iapino nel suo progetto Auto Violation Privacy – fino a perdere gravemente la percezione di una quotidianità privata intima. Creando poi uno specchio parallelo digitale, conosciamo il prossimo attraverso ciò che ‘posta’ e non attraverso l’osservazione e il vissuto.

Da queste riflessioni si è sviluppata la ricerca dell’artista romana, che sfocia in una personale presso Interno 14. Un percorso espositivo site-specific che si articola in quattro momenti disgiunti tra loro per la variabilità del mezzo, trovando felice consonanza nei quattro ambienti che compongono la sede espositiva. Con l’ausilio della pratica artistica, Iapino attua in metafora una consapevole violazione della propria e della altrui identità (nella quale di volta in volta si identifica), con l’intento di ristabilirne una ‘nuova’. Ripercorrendo alcuni ‘modelli’ della costruzione identitaria, auspica di “ri-nascere, di ri-stabilirsi con una possibile funzione altra che le consenta di ritrovare senso e anche di assolvere il prossimo e di autoassolversi. A cominciare dall’autoritratto con maschera in negativo di se stessa dove, attraverso l’azione minimale del video, mostra e dimostra di voler riscattare la propria immagine. La scultura rappresenta invece la violazione di una identità ‘sacra’, perché elevata a oggetto prezioso con la foglia d’oro zecchino. Nella performance statica ‘SSS’, la donna distesa per terra è simbolo di una morte apparente, preannunciata dai gioielli che indossa raffiguranti la nostra terra spezzata. Infine con l’installazione ‘My Name is Omar’, attraverso il nome l’artista riscrive la storia della propria unicità superando anche il conflitto di genere.

STANZA DELLA IDENTITA’ GENOTIPICA

SELF PORTRAIT W/ MASK

video installazione 2017, video mono canale 7:24”

Nel video, l’inquadratura fissa riproduce un atto performativo minimale: l’artista scuote la testa tenendo in bocca tra i denti una maschera in alginato bianco che raffigura il gemello corrotto, l’ombra da reintegrare. L’azione richiama le movenze di un cane in cerca di carezze, di attenzione e approvazione.

STANZA DELLA IDENTITA’ SACRA

IL BUONGIORNO HA L’ORO IN BOCCA

scultura 2017, porcellana, foglia d’oro 23 ¾ kt, 25 cm X 30 cm

Il ritratto scultura di porcellana, materiale sofisticato e puro ricoperto da foglia d’oro zecchino,  sacralizza e viola al tempo stesso la funzione iconica ordinatrice del caos a difesa di un falso idolo, enfatizzato in quel legame identitario che si inscrive negli accessi remoti ed insieme attuali dell’archetipo.

STANZA DELLA IDENTITA’ SOCIALE

‘SSS’ – STIVALE, SARDEGNA, SICILIA

performance/scultura-gioiello 2018, bronzo, dimensioni variabili / featuring: Elena Giulia Abbiatici

L’identità sociale è quella che coinvolge tutti: l’Italia qui è fatta a pezzi nel gioiello indossato da una figura femminile contrassegnata dai colori della stessa bandiera che giace a terra al centro della sala. Immobile.

STANZA DELLA IDENTITA’ DI GENERE

‘MY NAME IS OMAR’

installazione, 2018, carta inchiostro, dimensioni variabili

L’installazione collettiva dei libri bianchi “My Name is Omar” sarà una forma di Battesimo o meglio un “auto battesimo”: i presenti saranno invitati a prendere una copia del libro e a scriverci dentro ogni nome che avrebbero voluto avere, oppure, a porre dei segni e/o disegni che meglio li rappresentino.”

(dal testo critico di Lori Adragna)

INFO

Jessica Iapino
AUTOVIOLATIONPRIVACY 

A cura di Lori Adragna

Inaugurazione 6 marzo 2018 ore 18.30
Interno 14

Via Carlo Alberto 63 – Roma

La mostra è visitabile fino al 17 marzo 2018 su appuntamento:  3494945612

Jessica Iapino
www.jessicaiapino.com
art@jessicaiapino.com

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