Berlusconi a Lavitola: “Vado via da questo Paese. Sono disgustato”

“Tra qualche mese me ne vado …vado via da questo paese di merda…di cui…sono nauseato…punto e basta.”. E’ la sera del 13 luglio scorso e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una conversazione intercettata sull’utenza panamense di Valter Lavitola, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli sulla presunta estorsione al premier, si sfoga con il direttore dell’Avanti. Per il gip di Napoli, che accusa Lavitola, Giampaolo Tarantini e la moglie per estorsione a Berlusconi, questa conversazione intercettata è “irrilevante”. La telefonata attesta solo la “speciale vicinanza” tra il premier e Lavitola e la “natura dei rapporti” tra i due. Insomma una “normale”chiacchierata tra amici condita da sfoghi “di vita quotidiana”. Il giornalista è visto dagli inquirenti “quale attivo e riservato ‘informatore’ su vicende giudiziarie che, benché riguardanti terzi, appaiono di specifico e rilevante interesse dello stesso Berlusconi”. Dal contenuto di questa conversazione, “al di là del merito delle considerazioni che provengono dal Lavitola – scrive il gip –  è soprattutto di procedimenti giudiziari che egli discorre, riferendosi in particolare a quello condotto qui a Napoli sulla cosiddetta ‘P4′ nonché ad altri potenziali procedimenti riguardanti fatti accaduti a Bari e di cui il Lavitola sembra avere notizie”. E’ Berlusconi a contattare Lavitola sull’utenza panamense del giornalista alle ore 23 e 14 del 13 luglio facendosi introdurre da un tale ‘Alfredo’. La telefonata dura più di 13 minuti, durante i quali si parla di vari argomenti, in particolare di vicende giudiziarie. Ed è questo il contesto in cui si coglie l’amarezza del premier. “Anche di questo – dice Berlusconi, a proposito di alcuni aspetti della vicenda P4 – non me ne può importare di meno.. perché io ..sono così trasparente..così pulito nelle mie cose..che non c’é nulla che mi possa dare fastidio..capito?..io sono uno..che non fa niente che possa essere assunto come notizia di reato…quindi..io sono assolutamente tranquillo…a me possono dire che scopo..é l’unica cosa che possono dire di me…é chiaro?..quindi io..mi mettono le spie dove vogliono..mi controllano le telefonate..non me ne fotte niente…io..tra qualche mese me ne vado per i cazzi miei…da un’altra parte e quindi…vado via da questo paese di merda…di cui…sono nauseato…punto e basta..”.

Lavitola a Tarantino: “Teniamolo sulla corda”. Appaiono incontrovertibili le conversazioni telefoniche intercettate tra Lavitola e Tarantini dalle quali si evince chiaramente come Lavitola si prefigga di tenere sulla corda il presidente Berlusconi fino a metterlo “con le spalle al muro”, o di metterlo “in ginocchio, “andargli addosso”, “tenerlo sulla corda”  “tenerlo sotto pressione”. E’ quanto si legge nell’ordinanza del gip di Napoli sulla presunta estorsione al premier. Secondo il giudice “il tenore e il significato” delle “espressioni letteralmente utilizzate da Lavitola nel corso delle conversazioni”, risultano “inequivocabili e sintomatici della logica e della prospettiva ricattatoria che muove Lavitola e i coniugi Tarantini”.

 

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