di Andrea Viscardi
Oltre che strumento di lavoro i forconi sono anche uno strumento di lotta. Questo è il simbolo che appare sulle bandiere del movimento protestatario che in questi ultimi giorni ha paralizzato la Sicilia mettendo a dura prova la già precaria economia dell’isola. Certo ciò che colpisce di più, è l’assoluta non identificabilità del retroterra organizzativo che ne è alle spalle e l’assenza delle forze politiche tradizionali e non che, anzi, insieme al governo sono stati bersaglio privilegiato delle loro invettive. Questo ha fatto subito scatenare una serie di valutazioni affrettate, prive di un’analisi accurata del fenomeno, che hanno subito sollevato il sospetto che dietro ci sia la mafia. Invece di ricorrere ai soliti luoghi comuni che alla gente non interessano, ormai più niente, è importante capire se questo movimento riesce ad attraversare lo stretto di Messina ed arrivare in continente, con uno sbarco a Napoli e magari con una lunga marcia fino a Roma. Ma quello che più inquieta è il totale distacco tra il disagio sociale che ormai è largamente diffuso tra la gente dell’intera Nazione e la rappresentanza politica. Mai come in questo momento i partiti politici e i loro rappresentanti presso il Parlamento sono stati completamente esautorati della loro azione istituzionale dal Governo, un fatto senza precedenti in una democrazia che più di sessant’anni, che viene giustificato con il momento di eccezionale gravità economica che attraversa il Paese. Ma l’assenza nel Governo dei rappresentanti delle forze politiche che siedono in parlamento è un’anomalia tutta di casa nostra, il tutto condito da un sistema elettorale scellerato e truffaldino che ha allontanato sempre di più i rappresentanti in parlamento dai propri elettori. Con il risultato, oggi, che quando la protesta scende in piazza non ha più mediatori, né interlocutori affidabili. Fino ad oggi le proteste contro il Governo Monti venivano da categorie o corporazioni ben identificate ed in un certo qual senso arginate dai sindacati che le rappresentano, ma la protesta dei forconi assume sempre di più l’aspetto di un movimento politico trasversale e fino ad ora, sembra, senza un vertice ben identificato che esprime con forza il disagio sociale di una parte della società meridionale e per questo motivo difficile a gestirsi qualora dovesse assumere dimensioni sempre più ampie. E proprio ora che sembra il Paese si sia liberato dal ricatto, ottuso e demagogico della Lega Nord, non si capirebbe lo stesso modo di porgersi nel Sud con effetti devastanti per la Nazione.