Come si calcolano pensione e contributi nella gestione separata

Il calcolo della pensione e dei contributi è un nodo con il quale, prima o poi, arrivano a scontrarsi tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi.

In particolare, nel caso della Gestione Separata, farlo non è immediato, perché il sistema differisce dal classico ed è un fondo di previdenza a parte. La Gestione Separata Inps è infatti un fondo previdenziale speciale per tutelare alcune categorie di lavoratori che prima della sua introduzione non rientravano in una specifica Cassa e quindi non avevano le garanzie del pensionamento, TFR, protezione previdenziale e riconoscimento legale.

All’interno della Gestione Separata rientrano i lavoratori autonomi e parasubordinati, i collaboratori a progetto e co.co.co., i professionisti senza ordini e casse private e professionisti con attività non iscrivibile ad altre gestioni, come ingegneri, realizzatori di siti web, medici con contratto di formazione.

Per le diverse categorie di lavoratori, la possibilità di essere iscritti alla Gestione Separata dipende dalla qualificazione fiscale dei redditi che i soggetti percepiscono. Nella Gestione Separata è previsto un piano pensione a contributi che offre ai lavoratori iscritti una rendita vitalizia reversibile al 60% della somma, versata dagli stessi lavoratori negli anni.

Con la legge 214/2011 del Governo Monti è stato deciso che sono necessari almeno 20 anni di contributi versati per un importo mensile pari almeno a1,5 volte l’assegno sociale, mentre chi non ha 20 anni di versamenti può andare in pensione a 70 anni, a condizione che abbia versato almeno 5 anni di contributi. Dal primo gennaio 2018 al 31 dicembre 2020 le donne potranno andare in pensione a 66 anni e 7 mesi e gli uomini a 66 anni e 7 mesi anch’essi.

I lavoratori iscritti alla Gestione Separata versano annualmente i contributi che sono il 40% del totale per l’anno in corso a giugno e il 40% del totale per l’anno in corso a novembre, alla fine dell’anno poi la somma cumulativa viene poi rivalutata in connessione al PIL. L’accumulo versato dai lavoratori viene quindi rivalutato tramite un coefficiente di conversione aggiornato ogni tre anni.

I contributi vengono riuniti in un apposito estratto conto del lavoratore che viene aggiornato nel momento in cui l’INPS riconosce al lavoratore i compensi riferiti ai mesi di copertura.

A differenza delle Gestioni Artigiani e Commercianti, la Gestione Separata prevede che il soggetto iscritto versi i contributi sul reddito effettivamente percepito, dato che non è stata fissata una base imponibile dal quale partire per versare i contributi, anche se è previsto un minimale. Vediamo nel dettaglio come funzionano i contributi per la Gestione Separata INPS e come calcolarli.

Per quanto riguarda i collaboratori e simili iscritti in modo esclusivo alla Gestione Separata, l’aliquota contributiva è stata aumentata per il 2018 al 33%. In più, a partire dal primo luglio 2017 collaboratori, assegnisti e dottorandi di ricerca, titolari di uffici di amministrazione, sindaci e revisori, iscritti solamente alla Gestione Separata, non pensionati e privi di partita Iva, hanno un’aliquota contributiva aggiuntiva pari allo 0,51%.

Oltre a questa, sono presenti altre aliquote in vigore e sono una dello 0,50%utile per il finanziamento alla maternità, agli assegni per il nucleo familiare, alla malattia e dello 0,22%. Per gli altri lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, iscritti esclusivamente alla Gestione Separata, l’aliquota contributiva è del 25%, mentre è pari allo 0,72% per il finanziamento alla maternità, agli assegni per il nucleo familiare, alla malattia, al congedo parentale.

Per coloro che sono già pensionati o assicurati presso altre forme previdenziali, l’aliquota è al 24% sia per Collaboratori e figure assimilate sia per Liberi professionisti. La divisione del contributo tra collaboratore e committente è definita dalla legge in rispettivamente un terzo e due terzi.

I versamenti dei contributi devono essere effettuati dall’azienda committente, che deve effettuare il pagamento entro il 16 del mese successivo a quello di effettivo invio del compenso. Per i Liberi professionisti invece l’onere contributivo è a carico degli stessi.

Il massimale di reddito per il 2018 è  di 101.427,00 euro, mentre il minimale di reddito è di 15.710.000 euro. Quindi coloro ai quali è applicata l’aliquota al 24%, contribuiranno annualmente con 3.770,40 euro. Invece gli iscritti per i quaali il calcolo avviene applicando l’aliquota maggiore contribuiranno con un contributo minimo di:

  • 4.040,61 euro, di cui 3.927,50 euro per la pensione, per i liberi professionisti per i quali si applica l’aliquota del 25,72%;
  • 5.297,412 euro di cui 5.184,30 euro per la pensione, per i collaboratori e figure assimilate per i quali si applica l’aliquota al 33,72%;
  • 5.377,533 euro, di cui 5.184,30 euro per la pensione, per i collaboratori e figure assimilate per i quali si applica l’aliquota al 34,23%.

Nel caso in cui il minimale non venga raggiunto entro fine anno, verranno accreditati i mesi corrispondenti al contributo versato.

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