Pensioni, Boeri: “No a quota 100”. 5,5 milioni di italiani con pensione da 1000 euro lordi al mese

Ci saranno sempre più pensionati e meno lavoratori. Anche se nel 2017 il numero dei lavoratori con contratto a tempo determinato è aumentato rispetto a quelli con contratto a tempo indeterminato, ma questo non basta. C’è una crisi demografica che va sanata con l’ingresso di immigrati regolari. Ed ancora ci sono troppi pensionati vivono con un assegno lordo sotto i 1000 euro al mese. E’ questo il quadro a tinte fosche disegnato nella relazione annuale dell’Inps da Tito Boeri e presentato al Parlamento.

Importo Pensioni. I pensionati che percepiscono un assegno lordo sotto i mille euro al mese sono oltre 5,5 milioni e rappresentano meno del del 40% dell’intera platea di pensionati, pari a oltre 15milioni 477mila. Per 3,5 milioni di italiani il reddito pensionistico oscilla tra i 1.000 e i 1.500 euro. Mentre meno di 3milioni di italiani percepiscono una pensione tra i 1.500 e i 1.900 euro. Solo il 10,8% (pari a 1,6 milioni) percepisce assegni tra 2mila e 2.500. 875mila pari al 5,75% della platea pensioni sta hanno un reddito da pensione tra i 2.500 e i 2.900 euro.  Coloro che riceveno, invece, 3mila euro e oltre sono 1milione e 113mila. Al Nord e al Centro l’importo medio mensile lordo si aggira sui 1.600 euro che scende a 1.300 al Sud. All’estero i pensionati denunciano assegni medi di 316 euro. Resta immutato il gap di reddito tra i sessi: per gli uomini, l’importo medio mensile, si aggira sui 1.788 euro contro i 1.271 delle donne.

Pensionati: è allarme. “Avremmo più pensionati ma anche meno lavoratori, ciascuno dei quali con un fardello ben più pesante sulle proprie spalle”, dice Boeri che aggiunge: “ripristinare le pensioni d’anzianità significherebbe ridurre il reddito netto dei lavoratori”. E, “in un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro, i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva. Oggi abbiamo circa 2 pensionati per ogni 3 lavoratori. Questo rapporto è destinato a salire nei prossimi anni”, denuncia il numero uno dell’Inps ricordando come le previsioni del Fondo Monetario Internazionale a legislazione invariata stimino come “a partire dal 2045 addirittura un solo lavoratore per pensionato”.

Quota 100. Boeri boccia la proposta dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte di ripristinare le pensioni di anzianità con quota 100 o 41 anni di contributi. “Si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più”. “Quota 100 –spiega il numero uno dell’Inps – costa fino a 20 miliardi all’anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni, quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi”.

Gig economy. Il lavoro organizzato mediante piattaforme on line rappresenta una realtà eterogenea e “bisogna in tutti i modi evitare di intervenire con l’accetta”. Per questo Boeri sollecita “un intervento di cesello per non correre il rischio di distruggere il lavoro, come nel caso dell’intervento draconiano sui voucher”.

Lavoro, dati altalenanti.  Nel 2017 l’occupazione stabile è risultato in calo, con un boom dei contratti a termine anche per effetto dello stop ai voucher cancellati dal governo Renzi. “Per gli occupati a tempo indeterminato si registra una dinamica opposta a quella generale – si legge nella relazione Inps -: infatti da 14,1 milioni sono scesi a 13,8 milioni mentre aumenta l’occupazione a termine passando da 3,7 milioni a 4,6 milioni. Nel 2017 un innesco importante all’espansione dei rapporti a termine è, anche in questo caso, giunto dalla soppressione, a marzo 2017, della regolazione tramite voucher delle prestazioni di lavoro accessorio. Gli indizi di tale movimento sono stati subito nettissimi fin dal marzo 2017 con l’immediato ritorno alla crescita dei contratti di lavoro intermittente”.

Italiani scappano all’estero. Boeri sottolinea come “la fuga all’estero di chi ha tra i 25 e i 44 anni non sembra essersi arrestata neanche con la fine della crisi. Nel 2016, infatti, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati dell’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, abbiamo perso altre 115.000 persone, l’11% in più dell’anno precedente”. Un dato, per il presidente dell’Inps, probabilmente sottostimato, quello dei 115mila in fuga, prosegue Boeri, ricordando come “le nuove registrazioni di italiani alla sicurezza sociale di Paesi come la Germania e il Regno Unito sono da due a tre volte superiori ai cambiamenti di residenza notificati all’Aire”.

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