Migrants wait to disembark from Italian Coast Guard ship Diciotti in the port of Catania, Italy, 24 August 2018. The vessel arrived between Sunday and Monday with 177 migrants on board, but the Italian Interior Ministry denied them to disembark, calling EU member states to find a solution on how to distribute them. On 22 August, 27 unaccompanied minors were let off from the ship, assisted by Red Cross, UNHCR and Save the Children. ANSA/ORIETTA SCARDINO

Blocco nave Diciotti e ‘catena di comando’

Nessun ordine formale venne impartito per il blocco della nave Diciotti e per lo sbarco, dopo dieci giorni, dei migranti soccorsi ad agosto nelle acque di Malta. Un altro punto critico, dopo quello della competenza, affiora nell’inchiesta del tribunale dei ministri su Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato. La ricostruzione della ‘catena di comando’ si sta confrontando con il problema dell’omissione: nessuno avrebbe fermato con disposizioni chiaramente formulate la nave militare.

E nessuno avrebbe indicato il porto di Catania come luogo di sbarco. Questo non vuol dire, secondo l’orientamento del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che non sia possibile risalire alle responsabilità anche gerarchiche di un ordine illegittimo per quanto non impartito nelle forme dovute oppure soltanto adombrato.

Per questo il pm ha chiesto al tribunale dei ministri, presieduto da Fabio Pilato, di sentire tutti i soggetti riconducibili alla ‘catena di comando’ a partire dal comandante della Diciotti, capitano di fregata Massimo Kothmeir. Nella lista figurano anche il capo di gabinetto di Salvini, Matteo Piantedosi, che la Procura di Agrigento aveva qualificato come indagato mentre per quella di Palermo è un teste; i comandanti delle capitanerie di porto di Porto Empedocle e di Catania; il responsabile dell’ufficio circondariale marittimo di Lampedusa; il capo del Dipartimento delle libertà civili, Gerarda Pantalone, e il suo vice Bruno Corda.

Prima di interrogare Salvini, unico indagato, e di esaminare i testi, il tribunale dei ministri sta esaminando le carte per sciogliere il nodo della competenza. Resterebbe a Palermo se fosse dimostrato che il blocco dello sbarco è cominciato nelle acque di Lampedusa ma passerebbe a Catania se il trattenimento dei migranti a bordo fosse stato deciso dopo l’attracco in quel porto. I tempi dell’indagine sono resi più lunghi proprio dalla mancanza di un ordine preciso. Tra la Diciotti, i comandi della Guardia costiera e il ministero dell’Interno ci sono stati solo contatti e scambi di informazioni generiche. Si tratta ora di stabilire quando, dove e chi decise di sbarcare i migranti che intanto erano diventati un caso politico.

 

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