Nuovo arresto nella maxi indagine della procura di Roma sulle corruzioni al Consiglio di Stato. A finire in manette è Loreto Francesco Sarcina, foggiano di 55 anni, accusato dall’aggiunto Paolo Ielo e dal pm Stefano Rocco Fava del reato di falso in atto pubblico, favoreggiamento e concorso nella violazione del segreto d’ufficio. L’uomo è un ex carabiniere diventato imprenditore ed avrebbe anche avuto sporadici rapporti con l’ambiente dell’intelligence italiana. L’inchiesta dei magistrati romani ha portato all’attività di dossieraggio e rivelazioni di notizie riservate nasce con l’arresto, nei mesi scorsi, degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore.
I due legali dopo l’arresto hanno deciso di collaborare con gli inquirenti ed hanno fatto il nome di Sarcina. I due avvocati siciliani, da quanto si apprende, sarebbero stati informati sulle indagini a loro carico ed avrebbero pagate anche delle somme di denaro, si parla di 30 mila euro, per avere ‘soffiate’ su perquisizioni da parte delle forze dell’ordine. Tra le talpe, secondo quanto appreso dalle attività investigative, ci sarebbe anche Francesco Sarcina che è stato trovato in possesso di un passaporto falso, trovato nel corso di una perquisizione domiciliare a fine agosto.
Il documento è stato emesso dalle autorità spagnole con le generalità di Rodrigo Martinez ma riportava la foto di Aurelio Maria Voarino, uomo della sicurezza dell’imprenditore Ezio Bigotti. Quest’ultimo nell’indagine della Guardia di Finanza di Roma sulle corruzioni al Consiglio di Stato, è il beneficiario, in quanto titolare della «Sti», di utilità promesse a un magistrato. A casa di Voarino, durante le perquisizioni effettuate dagli uomini del Gico sono state trovate delle registrazioni audio e alcuni documenti strutturati come dossier che gli inquirenti ritengono utili per ampliare il raggio delle indagini.