‘Non ci stiamo a farci processare per quello che abbiamo fatto nella nostra attività politica. Ci hanno definito ladri e parassiti, ma gli ex parlamentari hanno servito il Paese con onestà e dignità’. A Montecitorio per gli ex-parlamentari colpiti dal taglio dei vitalizi, è stato il giorno della controffensiva. Una controffensiva ‘di massa’, contro cui sono stati presentati ben 1176 ricorsi.
Da qui la richiesta ufficiale di un incontro con la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, affinché non si ripeta a Palazzo Madama quello che a suo avviso è un atto illegale. Secondo quanto emerge dal parere chiesto dal Senato al Consiglio di Stato, ha spiegato Falomi, l’unica misura costituzionale sarebbe un contributo di solidarietà.
Ricordando la mole dei ricorsi, Falomi ha osservato che siamo di fronte a un fatto senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana. Non è la prima volta che negli ultimi 15 anni i vitalizi hanno subito delle decurtazioni, anche importanti, ma nonostante ciò il livello del contenzioso si era sempre mantenuto modesto e aveva riguardato un numero limitato di persone. Più di mille ricorsi è un numero che segnala l’indignazione e la protesta di chi è stato oggetto di una violenta campagna politica, di chi è stato dipinto come un ladro, un parassita.
Sul fronte giuridico, la faccenda, come è noto, verrà affrontata dagli organi interni delle Camere, secondo il principio dell’autodichia, a partire dal consiglio giurisdizionale di Montecitorio, che comincerà a vagliare i ricorsi da novembre. Ma anche su questo versante, gli ex-parlamentari hanno promesso battaglia, annunciando che esiste un grande spazio per non essere soggetti all’autodichia, dalla quale non ci faremo imprigionare.
L’idea è quella di rivolgersi alla Cassazione ed eventualmente alla Corte europea dei Diritti umani. Secondo Falomi, infatti, i giudici che saranno designati dagli organi parlamentari non sono in grado di garantire una valutazione equa: ‘Esprimiamo grande preoccupazione per le parole che abbiamo ascoltato dal vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio, il quale ha sostenuto che l’autodichia verrà usata contro gli ex-parlamentari, perché i giudici avranno la stessa sensibilità di chi ha fatto la delibera. Siamo di fronte a una violazione di legge’.
Il presidente della Camera Roberto Fico, da parte sua, prende atto e manifesta assoluta sicurezza sul destino della sua delibera.