Ok a Kavanaugh, proteste e arresti. Trump esulta

II Senato Usa conferma Brett Kavanaugh alla Corte Suprema e regala a Donald Trump la vittoria più importante della sua presidenza a un mese dalle cruciali elezioni di medio termine.

Il tycoon loda il Senato ed esulta: “e’ un grande giorno per l’America”.

I democratici sconfitti però non mollano la presa e assicurano che continueranno a dare battaglia: se al voto di novembre prenderanno il controllo della Camera, come appare possibile, l’apertura di un’indagine seria su Kavanaugh è data per scontata.E non è esclusa neanche una procedura per impeachment.

Con una maggioranza risicata, 50 voti a favore e 48 contrari, il Senato dice sì al giudice scelto da Trump, che si appresta a sostituire Anthony Kennedy alla Corte Suprema. A presiedere lo storico voto il vice presidente Mike Pence, costretto a sospendere le operazioni di voto in seguito alle proteste dei manifestanti in aula, allontanati rapidamente dalle forze dell’ordine. Mentre fuori dal Senato decine di dimostranti venivano arrestati.

Brett Kavanaugh diventa il nono saggio della Corte Suprema americana, rendendola la più conservatrice da decenni. Il suo ingresso rafforza infatti l’ala dei giudici ‘di destra’, mettendo a rischio alcune sentenze storiche, dall’aborto alle nozze gay, passando per il diritto alla sanità sancito dall’Obamacare.

Donald Trump loda e si congratula con il Senato americano per aver confermato il giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. Il presidente americano twitta il suo plauso ai senatori dall’Air Force One, da dove ha seguito le operazioni di voto. Trump e’ diretto in Kansas, dove nelle prossime ore terra’ un comizio.

Ora il rischio maggiore è che, dopo settimane di scontri furiosi tra democratici e repubblicani, l’alta corte – le cui decisioni possono cambiare il Paese quanto o forse più di quelle di un presidente – venga ora percepita come un’estensione della politica, perdendo così la sua autorevolezza. Elena Kagan e Sonia Sotomayor, i due giudici nominati da Barack Obama, lo hanno detto chiaramente: “La Corte Suprema rischia di perdere la sua legittimità se non viene considerata imparziale. Dobbiamo essere sopra le parti”.

La forza della Corte, hanno spiegato Kagana e Sotomayor, sta infatti nel non essere considerata politicamente divisa, nell’essere (e anche sembrare) “giusta, imparziale e neutrale”. Considerato in modo bipartisan fino a non molto tempo fa uno dei migliori giuristi americani, su Kavanaugh pesano le accuse di molestie e l’etichetta di giudice scelto da Trump per mantenere una delle sue promesse elettorali: nominare alla Corte un conservatore contrario all’aborto. Un tema, quest’ultimo, sul quale lo stesso Kavanaugh non è riuscito a dare garanzie precise: durante le audizioni per la sua conferma, si è limitato a dire che la ‘Roe vs Wade’, la storica sentenza che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, è ormai “una norma decisa” e che “il rispetto dei precedenti è importante”. Parole vaghe, che non hanno rassicurato i democratici e le donne. Kavanaugh è più conservatore del giudice che va a sostituire alla Corte Suprema, il defunto e rispettatissimo Anthony Kennedy, considerato per anni l’ago della bilancia fra i saggi: la sua ascesa attribuisce così una maggioranza di 5 a 4 ai giudici di nomina repubblicana. Kavanaugh si va infatti ad aggiungere a Neil Gorsuch (Donald Trump), John Roberts e Samuel Anthony Alito (George W. Bush) e Clarence Thomas (George W. H. Bush). I saggi ‘democratici’ sono invece Ruth Bader Ginsburg e Stephen Breyer (Bill Clinton) e Sonia Sotomayor e Elena Kagan (Barack Obama).

 

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