Italian Deputy Premier and Labour and Industry Minister, Luigi Di Maio, prior the Raiuno Italian program 'Porta a porta' conducted by Italian journalist Bruno Vespa in Rome, Italy, 17 October 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

Dl fiscale, tra smentite e contro smentite, porta venti di tempesta nel governo

Si alimenta di ora in ora lo scontro tra M5S e Lega sul condono contenuto nel dl fiscale. Le parole del sottosegretario all’Economia Massimo Garavaglia, che questa mattina ha sostenuto che il testo era noto a tutti, manda su tutte le furie i vertici del Movimento, che a breve contano di intervenire pubblicamente per dare l’altolà alla Lega: ‘L’accordo politico raggiunto martedì a Palazzo Chigi era un altro: nessuno scudo fiscale o non punibilità per gli evasori. Noi non aiutiamo i capitali mafiosi’.

Il messaggio  filtra dai piani alti del Movimento all’Adnkronos. Il problema, dunque, ‘diventa politico, non è più questione di ‘manina’ dei tecnici’,  viene spiegato,  ‘per noi un testo così finisce dritto nella pattumiera.  Il contenuto sostanziale lo conoscevano, è sui giornali da una settimana.

Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, commenta le parole del vicepremier Luigi Di Maio, che ieri sera ha denunciato che sul testo del dl fiscale sarebbero state fatte delle modifiche all’insaputa dei pentastellati: ‘Come è stato scritto tecnicamente il testo non lo so  ma il contenuto sostanziale era conosciuto, e resta quello. Non so cosa sia successo, siamo stupiti’.

‘Nel testo che è arrivato al Quirinale c’è lo scudo fiscale per i capitali all’estero. E c’è la non punibilità per chi evade. Noi non scudiamo capitali di corrotti e di mafiosi. E non era questo il testo uscito dal Cdm. Io questo testo non lo firmo e non andrà al Parlamento. Questo è un condono fiscale come quello che faceva Renzi, io questo non lo faccio votare. Non abbiamo mai chiesto né parlato di scudare capitali all’estero e tanto meno di prevedere l’impunità per gli evasori. Non abbiamo mai discusso di questi temi e soprattutto mai pensato a dare l’impunità per il reato di riciclaggio’, afferma Di Maio.

La replica del Quirinale non si è fatta attendere: ’In riferimento a numerose richieste da parte degli organi di stampa, l’ufficio stampa del Quirinale precisa che il testo del decreto legge in materia fiscale per la firma del Presidente della Repubblica non è ancora pervenuto al Quirinale’.

Man mano  emergono nuovi dettagli sul condono fiscale,   tetto a 100mila euro per singola imposta, allargamento all’Iva, scudo penale,  crescono i malumori dentro al M5S su un provvedimento da sempre osteggiato dal movimento. Si tratta non solo del condono ‘tombale’ per i debiti sotto i mille euro: tutti i debiti con la pubblica amministrazione e con il fisco (come multe e bolli auto non pagati) dal 2000 al 2010 saranno annullati totalmente, in base a quanto previsto dal decreto fiscale. Ma anche delle ipotesi circolate oggi secondo cui il limite di 100mila euro da sanare attraverso la ‘dichiarazione integrativa speciale’ va inteso per singola imposta e per periodo d’imposta, e comunque non oltre il 30% di quanto già dichiarato. In base alle bozze circolate si dovrebbero poter correggere le dichiarazioni presentate entro il 31 ottobre 2017 ai fini delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutive, delle ritenute e dei contributi previdenziali, dell’imposta sul valore degli immobili all’estero e delle attività finanziare all’estero, dell’Irap e dell’Iva. La ‘norma incriminata’ da Di Maio sembrerebbe quella che prevede la pace fiscale (pagando il 20% del dovuto, senza sanzioni e interessi) anche per due imposte che riguardano proprietà e attività fiscali extra-confine, Ivie e Ivafe, rispettivamente l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero e l’imposta sul valore delle attività finanziare detenute all’estero. Si tratta di due imposte che si potevano già regolarizzare negli anni scorsi, sfruttando i benefici della voluntary disclosure (che prevedeva il pagamento di tutto il dovuto con sanzioni e interessi ridotti) che però si rivolgeva a diverse altre tipologie di capitali detenuti illegalmente all’estero.

Altra misura sul banco degli imputati è quella che prevede uno scudo penale per chi presenterà la dichiarazione integrativa. Dovrebbe essere esclusa la punibilità per dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e omesso versamento di Iva: tre reati non punibili anche nel caso di riciclaggio o impiego di proventi illeciti. Stesso discorso anche per l’autoriciclaggio (fino al 30 settembre 2019). Le norme su prevenzione antiriciclaggio e terrorismo rimangono invece applicabili per gli altri casi. È allo studio la possibilità di escludere la punibilità della dichiarazione fraudolenta.

Antonella Di Pietro

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