Neurochirurgia Familiare a Padova, la parola al teologo Vito Mancuso

Padova – «Neurochirurgia Familiare punta a costruire un’alleanza. È un obiettivo che condivido totalmente, direi imprescindibile, perché nulla esiste se non in una rete di relazioni». Il teologo Vito Mancuso interviene sulle suggestioni lanciate dalla II edizione di “Neurochirugia Familiare” di cui sarà relatore d’eccezione.

L’iniziativa si terrà sabato 10 novembre, alle ore 9:30, nell’Aula Magna dell’Università di Padova ed è organizzata dal Dipartimento di Neuroscienze e dal Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Ateneo Patavino in collaborazione con EANS (European Association of Neurosurgical Societies) e Fondazione Salus Pueri.

Dedicata ai familiari dei bambini colpiti da patologie neurochirurgiche, “Neurochirugia Familiare” vedrà Mancuso, insieme con Domenico d’Avella, Professore di Neurochirurgia dell’Università di Padova e ideatore di “Neurochirurgia Familiare”, e con Francesco Sala, Professore di Neurochirurgia dell’Università di Verona e componente del board di EANS, a dialogo con la platea, rispondendo a domande e spunti provenienti dai partecipanti.

«Tutto è un sistema, tutto è relazione – spiega il teologo -; non esiste ente che non sia dentro un sistema ed esso stesso un sistema e questa logica relazionale dell’essere caratterizza tutto ciò che ci circonda. Quindi la qualità della nostra salute dipende dalle nostre relazioni così come, in ambito medico, la qualità della terapia. L’efficienza della cura non può prescindere da questa relazionalità, che genera fiducia e armonia ed è nutrita dal totale affidamento da parte dei familiari al medico e dal rispetto e dalla deontologia del medico.

Terreno comune dell’alleanza? «Il bene del bambino, la qualità sua della vita. Un “pezzo” di questa risposta tocca a tutti i vertici del triangolo formato da chi cura, chi è curato e la sua famiglia. Io non sono un bio-eticista, non mi occupo di questi temi in maniera formale. La mia coscienza mi dice che la risposta sta nel bene della persona. “Lasciatemi andare” diceva Giovanni Paolo II».

Introdotto dagli interventi di saluto del Magnifico Rettore dell’Università di Padova, Prof. Rosario Rizzuto, e del Prof. Giorgio Perilongo, Direttore del Dipartimento Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova e rappresentante di Salus Pueri, e moderato, come già l’anno scorso, dal giornalista scientifico Luciano Onder, l’incontro raccoglie la volontà di confronto con saperi diversi fin dal titolo: “Le soluzioni della scienza, i dubbi degli uomini”.

«La medicina – spiega infatti il Prof. D’Avella – non è scienza esatta, ma arte suffragata da esperienza maturata sul campo. Ci auguriamo che la prospettiva etica di Vito Mancuso ci aiuti a affrontare meglio i nostri dubbi».

«Sono portatore di una visione della teologia – commenta Mancuso – che non interpreta se stessa come la luce sfolgorante della verità che illumina le zone d’ombra, che anche la medicina ha, perché le risposte che la teologia dà attraversano a loro volta queste zone d’ombra. Non è questo l’unico punto di contatto. È vero che la medicina, così come la teologia, non è una scienza esatta, è anche un’arte. Entrambe hanno una dimensione, quella del contatto con l’essere umano, di creatività e libertà. Entrambe devono guardare alla motivazione, all’energia, ai pensieri che fanno sciogliere la paura e nutrono la fiducia e la speranza. E questo è fondamentale per curare, per guarire. Se la teologia deve quindi prendersi cura della dimensione soggettiva, fatta di ansia e paure, sogni e aspettative, anche il medico deve unire alle conoscenze scientifiche questa dimensione umanistica. Saprà così parlare a quella parte irrazionale che ci costituisce e offrirà un contributo a se stesso, al bambino in cura e alla sua famiglia nell’avere a che fare con gli angeli e con i diavoli che, ancor di più lungo percorsi complicati e dolorosi, compaiono sul palcoscenico della mente».

 

 

 

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