Grande successo al Teatro Brancaccio per la prima di ”Shakespeare in Love “, adattamento teatrale del celebre film omonimo del 1998 con protagonisti Gwyneth Paltrow e Joseph Fiennes nei ruoli di Lady Viola e di Shakespeare.
Chi non ricorda la pellicola?!Tuttora un vero e proprio cult movie: vincitore all’epoca di 7 statuette agli oscar e di ben tre golden globe, era già stata tradotta in un grandioso successo teatrale a Londra tre anni fa, e accolta con grande entusiasmo a Verona quest’anno, dove nel corso dell’Estate Teatrale aveva debuttato nella versione italiana dell’adattamento di Lee Hall, tratto dalla sceneggiatura del film omonimo di Tom Stoppard e Marc Norman.
Ora dal 25 novembre, per la gioia di tutti i romantici, Shakespeare in Love è sbarcato a Roma al Brancaccio tra gli applausi, facendo innamorare il pubblico romano, con la vicenda dell’amore impossibile tra il grande bardo e un’affascinante dama di nobili origini.
Si tratta di una commedia degli equivoci rocambolesca ed esilarante, intessuta di numerosi attimi di puro sentimento, che vi mostrerà uno Shakespeare giovane, innamorato, appassionato e inconsueto come già accadde nel film. La regia dei bravo Giampiero Solari coadiuvato dal co regista Bruno Fornasari realizza una messa in scena dinamica e colorata, ricca di humour, che restituisce tutta la magia del teatro e dipinge con vividezza le contraddizioni d’ un epoca dominata dal cinismo del potere, dalla misoginia e dalla follia degli artisti, rimanendo sempre molto aderente al film. Del resto la forza della sceneggiatura rappresenta il vero asso nella manica di questo spettacolo in cui prevale uno sguardo leggero e divertito alle vicende shakesperiane cui si ispira. Un testo brillante e pieno di chiari riferimenti alla vita e alle opere di Shakespeare, dove i più potranno facilmente riconoscere alcuni dei più famosi versi del grande drammaturgo inglese, e una carrellata di autentici personaggi storici contemporanei del bardo, che si presume abbiano incrociato il suo misterioso percorso, come ad esempio il drammaturgo Christopher Marlowe, gli attori Edward Alleyn, Richard Burbage e la stessa Regina Elisabetta I.
La vicenda racconta della storia d’amore, ambientata ai tempi dell’ Inghilterra elisabettiana, tra un giovane William Shakespeare, poeta squattrinato in crisi creativa, e Viola De Lesseps, una giovane nobildonna, con il pallino del teatro e l’amore per la poesia. Pronta a tutto pur di recitare nell’ultima commedia del poeta da lei più ammirato “Romeo e Ethel, la figlia del pirata”, in un epoca in cui il mestiere dell’attrice è proibito alle donne, la giovane Viola si finge un gentiluomo, pur di poter entrare nel cast della commedia del giovane Will.
Il giovane scrittore dapprima ignaro, ben presto scoprirà l’inganno, e si innamorerà della fanciulla che diventerà la sua musa ispiratrice nella stesura di quello che diverrà il dramma di Romeo e Giulietta. Viola però è promessa sposa al potente Lord Wessex, membro della corte della Regina Elisabetta, e per i due coronare quell’amore, proprio come per Romeo e Giulietta, risulterà nel finale impossibile.
Nonostante ciò i due riusciranno sebbene per poco a vivere la loro passione e Viola potrà realizzare il sogno di essere un’attrice. Questa vicenda personale sarà quindi l’ humus da cui germoglierà la tragedia capolavoro di Shakspeare, cioè la tormentata vicenda di Romeo e Giulietta, che tra mille peripezie il nostro poeta William riuscirà a mettere in scena con la sua scapestrata compagnia teatrale, persino davanti a sua maestà la Regina in persona, fino a giungere alla scena del tragico epilogo dei due amanti di Verona. E nella parte di Giulietta contro ogni pregiudizio, per la prima volta ci sarà una vera donna, Viola.
Degna di nota la bellissima la scena finale dello spettacolo al Brancaccio: infatti il pubblico può gustarsi uno squisito momento metateatrale, in cui mentre Will e Viola recitano sullo sfondo “Romeo e Giulietta” per la Regina, gli spettatori del Brancaccio in primo piano, possono vedere la strampalata compagnia shakesperiana che si agita dietro le quinte della tragedia, in una sorta di spettacolo nello spettacolo.
Prodotto e fortemente voluto da Alessandro Longobardi, per Officine del Teatro Italiano in collaborazione con Viola Produzioni, è il frutto di un’operazione coraggiosa e fortunata, in cui Longobardi ha scommesso su una compagnia composta da 19 giovani bravi attori, selezionati tramite una serie di workshop. In scena ritroviamo tra gli altri: Lisa Angelillo nel ruolo della Regina Elisabetta perfettamente nella parte, altera ed arguta come si confà a Her Majesty, Stefano Annoni è il drammaturgo Christopher Marlowe, ottimo comprimario e quasi un” angelo custode del protagonista” ; Lorenzo Carmagnini è Fennyman, Michele De Paola interpreta Lord Wessex e Alessandro Savarese John Webster. Il cast nel complesso fornisce una buona performance questi i nomi degli altri interpreti: Luigi Aquilino, Roberta Azzarone, Michele Bernardi, Lorenzo Carmagnini, Nicolò Giacalone, Carlo Amleto Giammusso, Rosa Leo Servidio, Pietro Masotti, Giuseppe Palasciano, Edoardo Rivoira,Giuseppe Scoditti, Filippo Usellini, Daniele Vagnozzi. (Nel cast c’è persino un simpatico cane Gulliver, un corgy, non a caso la razza preferita dalla regina, a testimonianza della cura per il dettaglio profusa in questo allestimento).
Il ruolo di Lady Viola De Lessep, è affidato alla talentuosa Lucia Lavia che risulta fresca e appassionata nel dipingere il suo personaggio, mentre il giovane Will è il bravo Marco De Gaudio che incarna il bardo in modo brillante e divertente, riuscendo a risultare convincente soprattutto nelle parti comiche dello spettacolo che ne rappresentano la nota dominante. I due hanno un’ottima intesa sul palco, sono affiatati e funzionano nel descrivere il sentimento che li lega in nome dell’amore e della poesia, perfetti nei panni degli amanti tratteggiano momenti di vera tenerezza e alcuni siparietti molto divertenti. Bravi entrambi, ho notato però talvolta rari momenti, soprattutto nei passaggi più drammatici, in cui l’interpretazione di entrambi risultava un pochino forzata e avrebbe giovato di un pizzico di naturalezza in più (niente di grave, sicuramente gioca un po’ l’emozione del debutto). Sono però entrambi perfettamente nella parte e all’altezza del loro ruolo, al punto che non saprei immaginare altri in queste vesti.
Lo spettacolo nel complesso risulta godibilissimo, particolarmente fresco e piacevole, grazie agli accorgimenti della regia che gli conferiscono ritmo e all’interpretazione di tutti i suoi giovani interpreti, per un insieme sempre dinamico e ricco di colpi di scena, in cui il teatro si intreccia con la letteratura e il cinema, e la realtà strizza l’occhio alla finzione. Un spettacolo sull’amore e sul teatro, ma anche sull’amore per il teatro, e tutto ciò che in ogni epoca, ieri come oggi, vi ruota attorno.
Altro aspetto importante è la scelta di avvalersi molto della musica, quasi una “coprotagonista” che aumenta l’impatto emotivo di alcune scene e descrive meglio il contesto del Teatro Elisabettiano in cui si svolge(il suono è affidato a Emanuele Carlucci, mentre la direzione musicale è di Matteo Castelli). Notevolmente suggestivi infatti risultano alcuni momenti musicali suonati dal vivo direttamente in scena, con chitarre e flauti, cori a più voci, con un’ accurata ricostruzione delle sonorità e delle atmosfere della seconda metà del Cinquecento e dell’Inghilterra elisabettiana. Stessa funzione riescono a svolgere le belle ed essenziali ambientazioni che le scenografie di Patrizia Bocconi riescono a creare: grazie a piattaforme ruotanti, pannelli in movimento e proiezioni( le video scenografie sono di Cristina Redini ) la Bocconi ci porta con la fantasia in prima in una sorta di Globe Theatre, poi in una casa patrizia del XVI° secolo, in una locanda e così via, proiettando così di volta in volta con pochi mirati accorgimenti, il pubblico nelle bellissime atmosfere del racconto hollywoodiano. Per la stessa ragione abbiamo anche apprezzato i fastosi e coloratissimi costumi cinquecenteschi di Erika Carretta, che ben contribuiscono a tratteggiare i contorni temporali in cui si svolgono le vicende sentimentali di Shakespeare, oltre che dare vigore e presenza al carattere dei personaggi. Menzione speciale in particolare per il pomposo costume delle Regina: davvero regale, e , si vede, ben studiato sulle fonti storiche dell’epoca.
Tra duelli, scambi d’identità e il dietro le quinte di farse elisabettiane, il pubblico si troverà immerso per due ore nell’opera di uno dei più grandi autori di tutti i tempi proprio, mentre questa viene creata dall’intreccio con la vita, l’avventura e gli amori della sua epoca.
Con queste frecce al suo arco lo spettacolo in scena al Brancaccio non poteva pertanto non conquistare tutti, infatti il pubblico romano ha accolto con favore l’opera teatrale rispondendo numerosissimo in sala e richiamando anche moltissimi volti noti per la prima del 24 ottobre: da Enrico Brignano accompagnato dalla moglie Flora Canto, a Gianluca Guidi, da Claudio Insegno a Monica Guerritore e Gabriele Lavia (genitori della protagonista), da Vania della Bidia a Carolina Rey, da Pietro Genuardi ad Angela Melillo, fino a Edy Angelillo, Giancarlo Scarchilli, Jonis Bascir, Rita Pivano, l’ex miss Italia Mirca Viola, e Antonio Emilio Caggiano con Silvia Salemi, infine lo stilista Renato Balestra.
Molti applausi e risate a scena aperta, hanno dimostrato che lo spettacolo alla fine convince e ammalia con il fascino di un epoca lontana che torna a vivere sotto i nostri occhi grazie al tema eterno dell’ amore. Lo spettacolo ha inoltre il merito di rendere, seppur nella finzione teatrale, un genio della letteratura come Shakespeare, più umano e simile a noi, con le sue gioie e i suoi dolori. Gli spettatori in conclusione, a nostro giudizio, ameranno Shakespeare in love: perché potranno divertirsi ed emozionarsi, celebrando insieme agli attori l’amore stesso per il teatro.
Lo spettacolo sarà in scena fino all’11 novembre al Teatro Brancaccio e poi partirà per una tourneè in giro per l’ Italia che farà tappa a Napoli, Torino, Padova, Reggio Calabria, Catania, Jesi e Pesaro.
Valentina Franci