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Volano parole grosse tra il sindaco di Milano, Beppe Sala, ed il vicepremier Luigi Di Maio, sulle chiusure domenicali di negozi ed esercizi pubblici. “Se le vogliono fare in provincia di Avellino – ha detto – le facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona”. E’ l’accusa dell’esponente del Pd nei confronti del leader dei 5Stelle.
“Per il sindaco di Milano Sala i diritti delle persone sono una rottura di palle. Nessuno vuole chiudere nulla a Milano né da nessun altra parte, ma chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato. Questo rompe le palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!”. Risponde Di Maio, via social, al sindaco lombardo.
E di rimbalzo arriva la replica del primo cittadino di Milano. “Quando il ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io – scrive su Twitter- sarà più titolato a definirmi fighetto. Non ho altro da aggiungere”. Parole che non sono piaciute a diversi esponenti politici. Per Salvini “se fossi il sindaco più che di occuparmi del governo, di Avellino mi occuperei di alcune zone della mia città assolutamente fuori controllo”. Il Sindaco di Benevento, Clemente Mastelle, nelle parole del collega legge la solita querelle tra un nord che lavora ed un sud ‘sfaticato’. “Non condivido nulla o quasi del programma del M5s, ma sono indignato come meridionale per le parole a vanvera e poco dignitose del collega Sala. Si può esprimere la propria opinione in dissenso ma non così. Francamente non così. Spero che Sala chiarisca e chieda scusa alla città di Avellino”, dice Mastella.
