E’ sempre più Mitt Romney. L’ex governatore del Massachusetts incassa in Nevada la terza vittoria in cinque stati, dopo quella in New Hampshire e quella in Florida e si lancia verso la nomination per i Repubblicani. Con 15 punti di vantaggio schiaccia tutti i suoi avversarsi infliggendo a Newt Gingrich una sconfitta difficile da digerire, soprattutto dopo la debacle in Florida, martedì scorso. Nonostante le voci circolate immediatamente dopo lo scrutinio, l’ex presidente della Camera non si ritira e vuole giocare le ultime carte per agguantare la nomination per i repubblicani. Per lui, così come lo è per Ron Paul e Rick Santorum (che hanno disertato il Nevada per andare direttamente alle prossime tappe, Minnesota e Colorado, dove si vota martedì) la strada è tutta in salita. A favorire la vittoria di Romney è stato il voto, quasi unanime (90%), dei mormoni, che rappresentano un’ampia fetta dell’elettorato dello stato (il 26%, subito dopo il 27% di fede protestante). Una vittoria schiacciante nello stato che già lo aveva premiato nel 2008, quando si confrontava con John McCain. “Mi avete ridato il vostro voto di fiducia, questa volta lo porterò alla Casa Bianca” afferma Romney davanti ai suoi fan in festa. L’ex governatore del Massachusetts parla per dieci minuti e si rivolge a un unico interlocutore: il presidente americano Barack Obama. Nessun accenno ai suoi rivali repubblicani. “Obama ha iniziato la sua presidenza chiedendo scusa per l’America, ora deve chiedere scusa agli americani. Il Nevada e l’America sono stanchi del tipo di aiuto offerto” da presidente degli USA. “Abbiamo bisogno di un presidente che sappia aiutare e risanare l’economia perché la capisce e io posso farlo” assicura Romney. Ma l’ex numero uno del Massachusetts dovrà comunque fare i conti con un’aggressività sempre più forte da parte dei suoi avversari, Gingrich in testa. “Non mi ritiro, è la campagna di Mitt Romney che mette in giro questa voce, sarò il candidato repubblicano, andremo fino a Tampa”, ovvero fino alla convention del partito a fine agosto, ha detto Gingrich. L’ex presidende della Camera ha provato a dare un tono diverso alla sua campagna elettorale: lasciato da parte il consueto discorso post-voto, ha preferito una conferenza stampa e, nel rispondere alle domande dei giornalisti, ha fatto emergere quello che sarà il nuovo corso, con una strategia volta ad attaccare il suo primo rivale. “Romney è sostanzialmente un disonesto, nell’ultimo dibattito ho taciuto perché non ero preparato a un tale livello di spudorata slealtà”, ha detto.
Romney vince in Nevada, nomination repubblicana più vicina
E’ sempre più Mitt Romney. L’ex governatore del Massachusetts incassa in Nevada la terza vittoria in cinque stati, dopo quella in New Hampshire e quella in Florida e si lancia verso la nomination per i Repubblicani.
Con 15 punti di vantaggio schiaccia tutti i suoi avversarsi infliggendo a Newt Gingrich una sconfitta difficile da digerire, soprattutto dopo la debacle in Florida, martedì scorso. Nonostante le voci circolate immediatamente dopo lo scrutinio, l’ex presidente della Camera non si ritira e vuole giocare le ultime carte per agguantare la nomination per i repubblicani. Per lui, così come lo è per Ron Paul e Rick Santorum (che hanno disertato il Nevada per andare direttamente alle prossime tappe, Minnesota e Colorado, dove si vota martedì) la strada è tutta in salita. A favorire la vittoria di Romney è stato il voto, quasi unanime (90%), dei mormoni, che rappresentano un’ampia fetta dell’elettorato dello stato (il 26%, subito dopo il 27% di fede protestante). Una vittoria schiacciante nello stato che già lo aveva premiato nel 2008, quando si confrontava con John McCain. “Mi avete ridato il vostro voto di fiducia, questa volta lo porterò alla Casa Bianca” afferma Romney davanti ai suoi fan in festa. L’ex governatore del Massachusetts parla per dieci minuti e si rivolge a un unico interlocutore: il presidente americano Barack Obama. Nessun accenno ai suoi rivali repubblicani. “Obama ha iniziato la sua presidenza chiedendo scusa per l’America, ora deve chiedere scusa agli americani. Il Nevada e l’America sono stanchi del tipo di aiuto offerto” da presidente degli USA. “Abbiamo bisogno di un presidente che sappia aiutare e risanare l’economia perché la capisce e io posso farlo” assicura Romney. Ma l’ex numero uno del Massachusetts dovrà comunque fare i conti con un’aggressività sempre più forte da parte dei suoi avversari, Gingrich in testa. “Non mi ritiro, è la campagna di Mitt Romney che mette in giro questa voce, sarò il candidato repubblicano, andremo fino a Tampa”, ovvero fino alla convention del partito a fine agosto, ha detto Gingrich. L’ex presidende della Camera ha provato a dare un tono diverso alla sua campagna elettorale: lasciato da parte il consueto discorso post-voto, ha preferito una conferenza stampa e, nel rispondere alle domande dei giornalisti, ha fatto emergere quello che sarà il nuovo corso, con una strategia volta ad attaccare il suo primo rivale. “Romney è sostanzialmente un disonesto, nell’ultimo dibattito ho taciuto perché non ero preparato a un tale livello di spudorata slealtà”, ha detto.