Cannabis, scontro nel governo

Si apre un nuovo fronte nel governo. Lo scontro questa volta si consuma sulla proposta di legge del Movimento 5 Stelle sulla liberalizzazione della cannabis.  “Non passerà mai, e non è nel contratto di governo”, dichiara categorico il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, a margine dell’inaugurazione della sede Ugl a Milano.

“Le proposte sulla legalizzazione dell’uso della cannabis non sono concordate. È un tema che esula dal contratto del governo, assente dall’agenda della Lega”, avverte per primo un paio di giorni fa il ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana. È uno strappo che fa il paio con la difesa della pensione di cittadinanza ai disabili, su cui Matteo Salvini ha già lanciato la sua battaglia.

Il senatore M5s, Matteo Mantero accende la miccia: “Partendo, come base, dal lavoro fatto nella scorsa legislatura dall’intergruppo parlamentare, ho depositato a Palazzo Madama un disegno di legge in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”, dichiara Mantero. “In sostanza, quello che prevede il disegno di legge e che spero faccia partire un serio dibattito parlamentare è volto a consentire, a determinate condizioni, la coltivazione della cannabis, in forma individuale (fino a 3 piante) o associata (fino a 30 persone, e dopo comunicazione alla Prefettura); prevede la liceità della detenzione di cannabis entro determinate quantità (15 grammi in casa e 5 grammi fuori), oltre a correggere la legge sulle infiorescenze, che ora vengono vendute nei cosiddetti “shop di cannabis light” per uso tecnico, prevedendone la possibilità di essere vendute per uso alimentare o erboristico (saranno soggette a tutti i controlli dovuti e legati a quel tipo di attività) e innalzando la percentuale di thc che possono contenere fino all’1%.

La proposta si prefigge inoltre l’intento di disciplinare le condotte illecite prevedendo una differenziazione di pena in relazione alla tipologia delle sostanze (droghe pesanti, droghe leggere). Detto fatto, il senatore lancia benzina sul fuoco di Facebook con un post che suona come uno slogan: “libera cannabis in libero Stato“, l’intento dichiarato è quello di consentire di produrre in proprio cannabis a uso ricreativo, anche in casa, escludendo quindi una condotta di reato, come invece è attualmente.

 Ma l’uscita del Movimento 5 Stelle lascia di stucco anche le altre forze politiche. Se i Radicali plaudono all’iniziativa ricordando che già dal 2016 giace in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare presentata a loro nome dell’Associazione Coscioni e di altre organizzazioni, il Pd resta cauto. “Non ci sono droghe di serie A e B. Sono tutte pericolose e su un tema così importante non ci si può limitare a un dibattito parlamentare, serve un referendum”, propone il dem Stefano Pedica. Nettamente contraria è invece Forza Italia. “Non passerà mai” la proposta, avverte Maurizio Gasparri, mentre Andrea Mandelli argomenta: “L’idea che la cannabis sia innocua è sbagliata”.

 Quanto al M5s le proposte depositate sono in realtà due, e accanto all’iniziativa del senatore Mantero si colloca quella del senatore Lello Ciampolillo. Il primo prevede la possibilità di coltivare fino a 3 piante in casa propria e di detenere fino a 15 grammi di sostanza a casa e 5 grammi fuori. E sulla contrarietà della Lega argomenta: “Non tutti i rappresentanti della Lega sono così contrari, molti colleghi con cui ho parlato la pensano diversamente”. Ciampolillo ha invece depositato due diversi ddl che autorizzano la coltivazione di 4 piante: uno per uso terapeutico e l’altro ricreativo.

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