Private equity, venture capital, crowdfunding, factoring, leasing, minibond, confidi. Non sono slogan, almeno per qualcuno, ma stanno ad indicare tutti una sola cosa e ben specifica: debiti, debiti e ancora debiti. Tutti questi vocaboli, tradotti dal tecnicismo, rappresentano una marea di debiti generati all’interno dell’Unione e che vengono poi impacchettati in Asset Backed Securities, cioè in derivati. Quest’ultimi, a loro volta, vengono suddivisi per categoria in base al rating e confluiscono nei Cdo (Collateralized Debt Obligations). Il meccanismo si chiude con prodotti ad elevata leva finanziaria che non passano direttamente attraverso il controllo delle banche e quindi inseriti nel ‘capitolo’ Shadow Banking.
Un tema di fondamentale importanza per la stabilità economico-finanziaria dell’Ue tanto che questo ‘settore’ peserebbe per il 40% sulla finanza europea. Bisogna monitorare il tutto attraverso una stretta vigilanza su quanto accade e si muove in questo ‘comparto’ per evitare contraccolpi negativi al sistema monetario. Un allarme lanciato da Sabine Lautenschläger, direttrice della Bce e vicepresidente della vigilanza bancaria della banca centrale europea, in una intervista rilasciata a Politico.eu. Il sistema finanziario ombra preoccupa, Francoforte lo monitora, perché, questo business “influenza la liquidità in alcune classi di attività sul mercato e potrebbe quindi avere forti implicazioni per la stabilità finanziaria dell’Eurozona”.
“Qualcuno deve effettuare i controlli”, ha aggiunto il membro del board della Banca centrale europea. “Se si tratta di gruppi che operano a livello globale, forse è il caso di stabilire standard unici in materia”. Il settore, scrive Reuters da Francoforte, oggi pesa per il 40% della finanza europea e finisce nelle tasche degli investitori attraverso i fondi hedge e i fondi comuni monetari. Ma anche attraverso i fondi di investimento alternativi, così come le piattaforme particolari di scambi. Il rischio rispetto alle banche tradizionali è molto alto.
Questi operatori, ha aggiunto la Lautenschläger, dovrebbero essere ‘osservati’ sia dal punto di vista statico che dinamico attraverso il controllo dei flussi di investimenti in entrata e in uscita. Infatti già nei mesi successivi alla crisi finanziaria del 2008, il settore bancario ombra è cresciuto molto, con i player che operano nel settore dello shadow banking che svolgono un ruolo sempre più importante nel credito ad alto rendimento e ad alto rischio. Il Rapporto sulla Stabilità Finanziaria di Banca d’Italia del novembre 2018 riporta una tabella in cui emerge, per esempio, che le attività cartolarizzate (Abs), sono passate da 30 miliardi di euro nel 2011 a 250 miliardi nel 2018.
La direttrice della Bce ha anche toccato il tema del possibile conflitto fra banche e autorità regolatorie in tema di smaltimento di Npe. “In primo luogo l’aumento dei requisiti di capitale sono un miglioramento delle regole a proposito della sensibilità al rischio, che sono molto specifiche per le singole banche, a seconda del loro modello di business”, ha puntualizzato Lautenschläger. L’implementazione dei nuovi principi di Basilea “sarà spalmata su nove anni, fino al 2027” ma tante banche starebbero già iniziando ad ‘esagerare’ su questo aspetto.
Omar Scafuro