Flat Tax sì o no? Pro e contro dell’aliquota unica

 Con l’introduzione della  Flat Tax  letteralmente tassa piatta, una misura fiscale ad aliquota unica, fortemente voluta da Matteo Salvini e dunque dalla Lega, con l’obiettivo di ridurre l’evasione,  sono in arrivo importanti novità sul fronte delle partita Iva.  Il numero magico è 15 per cento con il regime forfettario che di fatto oggi è in cima all’agenda fiscale di autonomi e professionisti. L’aumento a 65 mila euro della soglia di ricavi e compensi, infatti, apre le porte del forfait a più di 900 mila contribuenti Iva che fino all’anno scorso avevano la strada sbarrata da un volume d’affari troppo alto per far parte della platea.

E’ tempo dunque di decidere e bisogna fare in fretta visto che il dilemma va sciolto con la prima fattura dell’anno, da emettere senza Iva se si opta per il forfait – e su carta, poichè i forfettari sono esonerati dall’obbligo di fatturazione elettronica.
Come detto, la Flat Tax è un sistema fiscale basato su un’aliquota fissa, al netto di deduzione o detrazione fiscale. Con la Legge di Bilancio 2019 è stata prevista una speciale Flat Tax Partite Iva che dà la possibilità di aderire ad una nuova tipologia di Regime Forfettario. Un’estensione del regime attuale che si rivolte sia ad imprese che a lavoratori autonomi caratterizzati da un tetto di 65mila euro: o, più precisamente, da lavoratori e imprese che abbiano ricavi riferiti o compensi nell’anno precedente superiori alla cifra di 30mila euro, ma compresi nel limite annuo di 65mila euro. Una bella novità insomma, soprattutto per categorie come i commercianti ambulanti non alimentari che avevano un limite precedente di 30mila euro, oppure di costruzioni ed attività immobiliari e/o intermediari del commercio, che avevano un limite precedente di addirittura 25mila euro. 
Ai titolari di partita IVA che rispettino i limiti spetta un’aliquota del 15%, ma esistono categorie professionali ulteriormente avvantaggiate dalle novità previste per il 2019: a tutte le Start-up spetterà infatti una Flat Tax agevolata del 5% per i primi 5 anni. Il nuovo Regime Forfettario  prevede anche l’abolizione di alcuni importanti paletti come quello che riguardava le spese destinate a Collaboratori e Lavoratori Dipendenti: nel 2018 la spesa massima prevista dalla legge corrispondeva a 5.000 euro.
Conviene aderire al nuovo regime forfetario previsto dalla manovra?  Sono in tanti in questi giorni a farsi questa domanda alla quale Mutui.it, in collaborazione con Facile.it hanno cercato di rispondere elencando i vantaggi ma anche scoprendo che i rischi in realtà non sono trascurabili,come potrebbe sembrare in apparenza.
Partiamo da una considerazione: il meccanismo consente di alleggerire le tasse dovute; invece di applicare l’IRPEF ordinaria (dal 23% al 41%), viene prevista appunto un’imposta sostitutiva del 15%, su un reddito calcolato a forfait in percentuale sul fatturato. Nella maggior parte dei casi il regime consente risparmi d’imposta significativi. Per fare un esempio, un giovane avvocato che realizza un fatturato di 35.000 euro, a fronte di 7.000 euro di costi sostenuti, può risparmiare circa 3.200 euro all’anno.
Si potrebbe pertanto pensare che Flat Tax sia sempre e comunque più conveniente del regime ordinario, ma in realtà non è così, o per meglio dire non sempre, perché nel confronto bisogna tenere conto anche di altri fattori. Per esempio l’effettiva entità dei costi sostenuti dal contribuente; qualora questi siano superiori a quelli riconosciuti in misura forfettaria dalla legge, il vecchio regime di tassazione potrebbe risultare migliore.
Il vero ago della bilancia, tuttavia, è dato dall’impossibilità per i forfetari di beneficiare delle deduzioni e delle detrazioni che l’ordinamento riconosce alle persone fisiche. Poiché il regime forfetario è sostitutivo, in assenza di altri redditi imponibili (per esempio derivanti da lavoro dipendente, prestazioni occasionali, affitto di immobili), il reddito dichiarato dal contribuente ai fini IRPEF sarà pari a zero. Dal momento che deduzioni e detrazioni agiscono solo nel “mondo IRPEF”, ciò significa perdere il beneficio.
A venire meno sarebbero per esempio le detrazioni per il coniuge, i figli e gli altri familiari fiscalmente a carico, ma anche gli sconti fiscali previsti su determinate spese sostenute dal contribuente come, solo per citarne alcune, gli interessi passivi sui mutui (detraibili al 19%), i lavori di ristrutturazione edilizia (50%) o di riqualificazione energetica degli edifici (65%). Senza dimenticare spese mediche (19%) e altro ancora.
Diciamo che in linea generale, è corretto parlare di convenienza. Ma non manca qualche svantaggio da valutare con molta attenzione in base alla propria condizione personale.

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