La fine atroce del piccolo Giuseppe, il bimbo di Cardito, ammazzato con un manico di scopa dal patrigno, ci fa gridare a squarciagola che bisognerebbe proclamare ‘lo stato di emergenza’ a tutela dell’infanzia.Sembra quasi che passivamente ci siamo abituati ad accettare storie orribili, ma non ci si può rassegnare a guardare passivamente alla discesa agli inferi della coscienza umana. Non si può più accettare che un adulto, che dovrebbe proteggere chi è più piccolo ne diventi il suo aguzzino. E’ diventata quasi un’assuefazione al male. Un’abitudine che ci rende indifferenti, la stessa che induce a scambiarsi in chat la violenza su compagni di scuola o addirittura scene di pedofilia.Scene volte a soddisfare la fantasia perversa e malata di un vasto pubblico che gode difronte a simili mostruosità. Bambini adescati attraverso il web la cui vita resterà segnata per sempre. Sorge spontaneo chiedersi cosa fanno i genitori quando i loro bambini si lasciano adescare attraverso il web e poi vanno ad incontri in cui si lasciano filmare in atteggiamenti non consoni alla loro età. Forse internet è diventato per molti genitori la nuova baby sitter dell’infanzia, che tiene inchiodati online i bambini che non li intralciano nelle loro frenetiche corse, dimentichi del loro ruolo essenziale, della loro smarrita capacità di guardare negli occhi i propri figli e di intuirne i disagi non manifestati. Sembrano essersi voluti sgravare della responsabilità dello scontro, del coraggio di pronunciare i vecchi e ormai obsoleti’No’. Allo stato dei fatti è inevitabile che ricada sui bambini il peso maggiore di una società sempre più distratta, crudele e indifferente al grido dei più deboli, insensibile al grido di aiuto di chi soffre, perché impegnata ad una folle corsa verso un traguardo virtuale che mai taglierà. Quindi proclamare lo stato di emergenza per l’infanzia, violata e lasciata sola non è un paradosso ma un urgenza reale. Sembra quasi di vedere un esercito di bambini con le mani alzate, disarmati della loro innocenza e che chiedono aiuto. Un’immagine che spesso si presenta alla mente di chi scrive, inguardabile ed insopportabile per un essere umano degno di questo nome. Per non parlare di piccoli migranti orfani respinti, di bambini violati, di un’infanzia negata e dileggiata dalla nostra indifferenza.
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