Le nuove nomine alla Banca d’Italia rischia di spaccare il governo. La linea dei due vice premier che chiedono “discontinuità” rispetto al passato non piace al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che preferisce un tono più istituzionale. Il numero uno di via Nazionale è diretto sull’argomento, l’indipendenza della Banca d’Italia “va difesa. Mi sono già espresso”, ha detto Tria. Una indipendenza, ha poi spiegato la sua portavoce, “è un fatto istituzionale”, e il ministro “non ha inteso dichiarare contro nessuno, ma semplicemente ha fatto un’affermazione istituzionale ovvia e persino banale. Le sue parole quindi – ha concluso – non sono indirizzate contro nessuno”.
Ma Luigi Di Maio tira dritto grazie anche grazie a Matteo Salvini in linea con il ministro del Lavoro nel volere escludere una qualche ‘ingerenza politica’ sulle due istituzioni. “La volontà di cambiare i vertici – spiega Luigi Di Maio – non è un attacco a Bankitalia e alla Consob, ma questo governo mette insieme due forze politiche che hanno sempre detto che se esistono centinaia di migliaia di risparmiatori sul lastrico è perché chi doveva controllare non ha controllato. Ora che noi come governo veniamo consultati per procedura costituzionale nella nomina del direttorio, se ci chiedono un parere sul rinnovo io dico no: c’è bisogno di discontinuità”.
Matteo Salvini si dice “d’accordo con Di Maio. Provare a guardare avanti mi sembra il minimo. Chi è pagato per vigilare e non vigila deve cambiare”, dice il leader della Lega. “Ci sono mega stipendi e mega dirigenti che dovevano controllare i risparmi degli italiani. Non mi sembra – ha concluso – siano stati molto efficaci in questa situazione di controllo”.
Il problema che lo stato maggiore delle due istituzioni possa essere rivoltato come un calzino perché, secondo i due vice premier, non ha svolto bene il proprio compito è una teoria giusta che si inquadra anche nella voglia di rinnovamento di Lega e M5S. Ma attenzione, si parla di Banca d’Italia e Consob che hanno un ruolo importante non solo per l’economia italiana ma anche e sopratutto in Europa dove devono far valere le ragioni dell’Italia. Cambiare per il gusto di cambiare non sempre, a lungo andare, potrebbe rivelarsi positivo per Roma.