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Il 2019 sarà un anno nero per il Pil globale: l’economia mondiale si avvia verso la recessione. Questa previsione pessimistica sulle prospettive dell’economia globale nel 2019 è stata avanzata dal premio nobel per l’economia Paul Krugman nel corso del World Government Summit a Dubai. “Penso ci siano possibilità piuttosto buone sul fatto che vedremo una recessione entro fine anno o l’anno prossimo”. E, naturalmente, “il posto che al momento appare molto vicino alla recessione è l’Eurozona”. Questa recessione globale, secondo l’economista americano, non dipenderà da “un solo grande fattore”, ma da un insieme di elementi contrari. Fra questi, Krugman ha citato la riforma fiscale del presidente Usa, Donald Trump, che non sarebbe “molto efficace”.
Questo scenario pessimistico avanzato dal premio nobel dell’economia cozza con la visione prevalente che parla di un rallentamento del Pil globale, ma non di recessione. Secondo Krugman, seguendo il suo pensiero pessimistico, a peggiorare le cose ci sarà “l’assenza di contromosse efficaci” da parte dei politici in caso di rallentamento dell’economia. Che l’economia dell’Eurozona sia in difficoltà e ci sarà una contrazione nella crescita rispetto alle previsioni è cosa nota ma questo non può portare a parlare subito di recessione mondiale tout court.
Infatti, in una intervista rilasciata a Bloomberg, Krugman ha cercato di aggiustare il tiro ed ha preso di mira soprattutto i suoi Stati Uniti. Parla sempre di recessione e la giudica “ben probabile” nei prossimi due anni. Per l’economista gli Usa sono meno attrezzati, in questo momento, a fronteggiare una nuova crisi economica, rispetto al 2008: i tassi d’interesse, allora, erano “molto al di sopra dello zero” e il debito pubblico molto meno elevato di oggi. “Probabilmente non si andrà incontro a nulla che abbia la stessa portata, ma gli Usa sono in uno stato di salute molto peggiore per far fronte a tutti gli choc a venire”, ha spiegato Krugman.
