Sulla Tav Salvini non vuole cedere

La Lega continua ad appellarsi al contratto, giusto rivedere il progetto ma l’opera, anche se corretta e riveduta, per Salvini e gli altri ‘big’ del partito di via Bellerio va fatta ad ogni costo. Sia per inviare un messaggio agli investitori e agli altri Paesi, sia per dimostrare agli italiani che non si possono bloccare le infrastrutture.

Il ‘refrain’ è sempre lo stesso ma il nodo non è stato sciolto. Si dovrà attendere il vertice della prossima settimana con la base del Movimento 5 stelle in ebollizione per capire quale sarà la mossa del governo.

Il garante del M5s Beppe Grillo mette, da parte sua,  una pietra tombale sulla Tav Torino-Lione: «È ancora una stella che fa luce», ha detto infatti Grillo durante il suo spettacolo al Teatro Colosseo di Torino, «ma è morta perché la mobilità sta cambiando. Qui a Torino avete sperimentato di tutto, avete inventato di tutto, anche l’alta velocità e non lo capite. Gli industriali, che dovrebbero dirci loro come ci muoveremo fra 20 anni, continuano a voler fare buchi nella roccia: svegliatevi! Mi fate impazzire! I grandi progetti sono altri».

Grillo, da parte sua, non sembra avere dubbi. E rincara la dose davanti al pubblico del capoluogo piemontese: «Andate in Svizzera, in Spagna oppure a Dubai e vedere. Qui si parla solo di spostare merci, ma di che merci parliamo? Girano ormai solo dei container vuoti. La Svizzera ha fatto il Gottardo e poi ha comprato mille bus all’idrogeno. Le cose bisogna volerle vedere e voi non le volete vedere, voi che siete una città di geni. Bisogna che ci mettiamo tutti insieme: artisti, ingegneri, architetti, cittadini e decidiamo quali sono i progetti veri di cui abbiamo bisogno».

Ma il popolo grillino è favorevole alla Tav. La svolta che il vicepremier Luigi Di Maio vuole imprimere riguardo a questo annoso dossier che sta dividendo il governo e l’M5S sarebbe dettata da un sondaggio che non lascia alcun dubbio.

 

Il 70% degli elettori grillini vuole la Tav. Di Maio, si legge sul ‘Corriere della Sera’ che riporta questa indiscrezione, si sarebbe convinto a cambiare idea per migliorare i rapporti col mondo produttivo, per riallacciare i legami col Vaticano e con le altre potenze europee. “E stavolta non si torna indietro”, avrebbe assicurato il vicepremier che stavolta non intende affidarsi al giudizio della base, come avvenuto con il voto online sulla piattaforma Rousseau per la richiesta di autorizzazione a procedere su Matteo Salvini.

Di Maio intende non rischiare e si assumerà tutte le responsabilità anche perché l’altro vicepremier è irremovibile. “Non sono disponibile a bloccare l”opera”, gli avrebbe detto Salvini l”altra sera a cena secondo la ricostruzione del Corriere. Una svolta, quella sulla Tav, che in un certo qual modo ‘incastra’ anche il leader della Lega che non potrà aprire una crisi sfruttando le divisioni su questo tema e, quindi, il governo gialloverde sembra destinato a proseguire anche dopo le Europee. Ciò significa che il governo Conte dovrà scrivere anche la prossima manovra finanziaria, con tutti i rischi connessi a un crollo di consensi anche per la Lega.

Il premier Giuseppe Conte, dal canto suo,  ha smentito che ci sia stata una apertura sulla cosiddetta ‘mini-Tav’. Il Movimento non potrebbe accettare una soluzione di questo tipo, anche se l’’exit strategy’ al momento potrebbe essere quella di prendere tempo, far partire i bandi di gara di Telt per poi avere la possibilità di ridiscutere l’opera.

“E’ un investimento importante, magari si può valutare un impatto minore. Alcune cose in fase di progettazioni sono state esagerate”, ha spiegato il sottosegretario Giorgetti. Sul sì alla infrastruttura si è posizionato da tempo anche il ministro dell’Economia, Tria ma non così il responsabile del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli.

 

 

Disponibile ad allungare un po’ i tempi sull’Autonomia – “Se farla prima o dopo le Europee non importa, l’importante è fare bene”, viene ripetuto – ma sulla Torino-Lione si aspetta a stretto giro un segnale. Soprattutto da parte del presidente del Consiglio.

“Ora occorre che prenda la stessa decisione per il bene del Paese”, spiega un ‘big’ del partito di via Bellerio. L’intenzione è quella di respingere la mozione di sfiducia portata avanti dal Pd contro il ministro Toninelli. Qualora tutte le forze politiche la firmassero la mozione approderebbe in tempi brevi nell’Aula del Senato dove i numeri sono più ballerini. Per la Lega è un’operazione che diventerà “un boomerang” per i dem.

“Così possono rafforzarlo ancora di più”, il ragionamento. Ma – aggiunge un ‘big’ della Lega – la direzione prevede che partano i bandi di gara, per non perdere i 300 milioni di finanziamento e finire nel mirino della Francia e dell’Europa.

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