Tav, il braccio di ferro continua

Nel breve vertice poche ore fa con Giuseppe Conte, gli interlocutori di maggioranza – Matteo Salvini, da una parte; e Luigi Di Maio, insieme a Danilo Toninelli, dall’altra – si sono limitati a ‘scoprire’ le proprie carte  sul tavolo. E a prendere atto delle profonde differenze di posizione.

I tre si sono, quindi, ulteriormente aggiornati, quando si terrà un secondo round della discussione politica, probabilmente anche questo non risolutivo.

Il prossimo vertice – appuntamento alle 20,30 – sarà diviso in due momenti: la discussione, tutta politica, a tre sarà preceduta da una riunione con i tecnici della commissione che ha redatto l’analisi costi-benefici e il supplemento di indagine richiesto dal ministro delle Infrastrutture.

È il ‘metodo Conte’: cercare di liberare il dossier Tav da tutte le incrostazioni ideologiche che dividono i due azionisti della maggioranza e riportare il tema nell’ambito del ‘razionale’.

Un approccio ‘scientifico’, frutto dell’analisi dettagliata del dossier, che blindi da future critiche una eventuale sintesi “politica nell’interesse generale”, come l’ha definita il presidente del Consiglio.

Il problema è che la sintesi politica è ancora molto lontana. Da una parte il pressing di Salvini per autorizzare l’opera, per la quale da sempre la Lega si dice a favore, che, però, si scontra con la posizione storica ‘no Tav’ del M5s.

“Io non posso dire ‘no’ alla Tav, non blocco il Paese”, ha ribadito anche oggi il vice premier leghista.

Salvini – viene riferito – si è detto disponibile a sedersi a un tavolo per discutere di altri progetti alternativi. Ma a patto che “sia sempre Tav e che l’alternativa non sia l’allargamento di una galleria”, viene precisato con riferimento al progetto sul Frejus che il M5s sostiene.

La Lega – si spiega, inoltre – non è disposta a sostenere alcun progetto che non sia basato su dati oggettivi.

Salvini è pronto ad andare allo scontro dopodichè dalle parti del partito di via Bellerio non si crede che il governo rischi veramente sulla Tav e si confida nella capacità di mediazione del premier Conte.

 

Anche per rassicurare su questo, da fonti leghiste si fa trapelare che il partito voterà compatto contro la sfiducia a Toninelli chiesta dalle opposizioni.

Sul fronte 5 stelle, invece, si insiste nel sostenere la proposta di allargamento del Frejus. Ipotesi – viene sottolineato – subito cantierabile e dal costo inferiore rispetto a un’opera come la Tav che viene definita troppo onerosa.

Allo stato, l’unica comunità di intenti che si registrerebbe tra Lega ed M5s è il ‘no’ a ogni rinvio.

Conte ha anticipato che una decisione sarà presa venerdì, o quantomeno entro lunedì, giorno di scadenza dei bandi che dovrebbe assegnare la società Telt: sarebbe quindi tramontata l’ipotesi che si rimandi ogni decisione, lasciando che il cda di Telt prendere posizione (a favore di una autorizzazione o meno).

La Lega è contraria a ogni rinvio – viene riferito – così come i pentastellati. In particolare, questi ultimi soffrirebbero lo storytelling che la campagna leghista è riuscita a imporre nel Paese secondo la quale chi è contro la Tav è contro le opere.

Proseguire con il dibattito sull’Alta velocità Torino-Lione significherebbe continuare questa narrazione che non giova al Movimento, è la convinzione.

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