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8 marzo per Augusta Schiera Agostino

Domani h. 18,00 alla Biblioteca Nino Agostino e Ida Castelluccio, via Scarlata, Palermo, pomeriggio dedicato ad Augusta Schiera Agostino . Sara Favarò leggerà la storia della vita di Augusta , tratta dal suo libro “Il Coraggio delle Donne 2”. A seguire libere testimonianze di chi vorrà ricordarla. Segue ricordo di Sara Favarò, promotrice dell’evento.
Per te Augusta Schiera Agostino  ADDIO PICCOLA GRANDE DONNA
Ho incontrato per la prima volta Augusta Schiera Agostino nel 1991. Conoscevo la sua storia di madre a cui  avevano ucciso il figlio poliziotto, la giovane moglie e il bimbo che lei portava in grembo, ma avevo di lei una immagine stereotipata.
Una donna minuta, silenziosa, ombra di quell’uomo alto e possente che la cingeva con un braccio poggiato sulla sua spalla, mentre lui parlava del loro figlio Nino e di Ida, rivendicando per loro verità e giustizia. La figura del marito la sovrastava e lei rimaneva immobile, mentre il dolore le trafiggeva il cuore disegnando sul suo volto una smorfia di compunta mestizia.
Era questa l’idea che avevo di lei.  La nostra conoscenza divenne presto empatia e da lì il passaggio all’amicizia fu un battito d’ali. Le espressi il mio desiderio di scrivere di lei nel mio libro “Il coraggio delle donne” e lei accettò. Da quel momento i nostri colloqui divennero sempre più frequenti e non si interruppero nemmeno dopo l’uscita del libro. Ad ogni incontro era bello scoprire come il nostro rapporto andava consolidandosi sempre più. Un giorno mi disse che ero per lei la sorella che non aveva  avuto e, come in un gioco bambino, decidemmo di proclamarci comari, come facevano le nostre antenate quando, nel giorno di san Giovanni, si eleggevano: comari per la vita! Ricordo con infinita tenerezza quando, più di dieci anni fa, sono riuscita a vincere la sua ritrosia e abbiamo spento insieme le candeline sul pan di spagna che Enzo aveva cucinato con tanto amore per il suo e il mio compleanno: nate entrambe un 17 gennaio di differenti anni. Comari significa non separarsi mai. Patto che abbiamo sempre mantenuto. Purtroppo però la parola che ha percorso la sua vita è stata: separazione.
Aveva solo  4 anni quando rimase orfana di padre. La madre, abbandonata al suo destino dai parenti, decise di ritornare nella sua città natale: Roma.
Portò con sé Augusta e i suoi due fratelli. Andò a lavorare  presso una famiglia che le garantiva l’alloggio, ma senza i suoi figli. Per Augusta e i suoi fratelli si aprirono le porte dell’orfanotrofio, ma non assieme. I loro collegi erano molto distanti tra loro. La madre, che aveva un solo giorno libero, alternava le sue visite ai figli andando una domenica dai maschi e l’altra da lei. Per sei anni visse separata dai fratelli  che vedeva solo due giorni l’anno, Pasqua e Natale, quando i datori di lavoro della madre le consentivano di pranzare con i figli, a patto di riportarli subito dopo nei rispettivi collegi. Quanta tristezza ha attraversato la sua giovane vita, specie quando tutte le altre bambine avevano qualcuno che andava a trovarle e lei no!
Dopo sei anni di solitudine la madre riuscì a mettere da parte quanto bastava per ritornare a Palermo. Augusta finalmente aveva una casa, una famiglia e incominciò a lavorare come sarta per aiutare la madre.
A 18 anni l’amore per Enzo, un giovane alto con gli occhi azzurri, cambiò il percorso della sua vita. Si sposano. Ebbero 4 figli che studiano con profitto. Nino divenne poliziotto. Augusta ne era fiera. Quanta felicità provò quando Nino fu  trasferito a Palermo. Non poteva sapere che la città che gli aveva dato i natali, gli avrebbe dato una orrenda morte.
Ma Augusta non può accettare che tanta violenza resti senza colpevoli, senza un perché. Lei è una roccia e non una timida ombra e ben presto se ne sono accorti quanti  hanno avuto la fortuna di ascoltarla, di abbracciarla, di confortarla, di darle quell’amore che  mani assassine l’avevano privata.
A Gennaio di quest’anno ho incontrato Augusta in ospedale, dove era ricoverata per un sospetto ictus e mi ha detto che voleva fare una festa per ricordare il compleanno, ma a settembre quando avrebbe compiuto 60 anni di matrimonio. Era la prima volta che esprimeva il desiderio di una festa. Mi aveva anche detto che aveva deciso di spezzare il lutto vestendosi per la prima volta, dopo 30 anni dall’omicidio del figlio, di blu.
Cara Augusta, ti ho visto in quella stanza dove sono mescolati insieme vita e morte, con il tuo abito blu, dormire serena. È con il tuo bel completo nuovo, sobrio ed elegante come sei stata sempre tu, che  sei andata all’incontro con Nino, Ida,tuo padre, tua madre e quel bambino che finalmente potrai dondolare tra le nuvole e il cielo.
Ti voglio bene mia dolce, cara, forte, amica, sorella, comare Augusta. Una comare è per sempre! Sara

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