“Per un processo di revisione serve qualcosa di forte, fortissimo. Non posso entrare nei dettagli ma crediamo di avere elementi sufficientemente forti per poter riaprire il caso, ne sono più che convinto. Mi mancano ancora dei tasselli importanti ma se riuscirò ad incastrarli allora ne vedremo delle belle”. Lo ha rivelato Ezio Denti, uno dei consulenti tecnici della difesa di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello, comune della Bergamasca, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, intervenendo ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è Desta” in onda su Radio Cusano Campus. “Non mi sono mai fermato. Abbiamo ricominciato da capo. Il tempo ci darà ragione”, ha aggiunto Denti, ribadendo che “l’errore di questo processo è all’inizio. C’è un errore che si son portati fino alla fine”. Ecco perchè “nel revisionare le carte ci sono delle anomalie che potrebbero portare a riaprire il caso. Ci servono elementi forti e concreti, li stiamo classificando uno ad uno e credo che questa possibilità possa esserci. Al di là delle questioni scientifiche, comunque centrali, ci stiamo concentrando sulle attività di soggetti interessanti. Noi avevamo fatto un appello ai cittadini di Brembate per chiedere loro di farsi avanti se sapevano qualcosa. Abbiamo quindi ricevuto diverse informazioni che sono interessanti”.
Denti ha anche parlato del caso giudiziario che ha riguardato il suo titolo di studio: “Ci sono volute quattro sentenze di cui una del Giudice di Pace che hanno detto che sono un ingegnere a tutti gli effetti”. Era stato il pm di Bergamo Letizia Ruggeri, che condusse le indagini sull’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra, a denunciare la mancanza di titoli di studio per il consulente tecnico della difesa Bossetti. Un’iniziativa giudiziaria mirata, secondo Denti, “a far cadere la mia abilitazione di investigatore privato, figura per la quale serve la laurea. Voleva insomma farmi ritirare le licenze. Lo scopo era far uscire Ezio Denti dal processo e questa cosa mi ha incuriosito molto. Essere così assalito, cercando di screditarmi, mi ha stuzzicato”. Quattro sentenze gli hanno dato ragione, “semplicemente perché mi sono laureato all’estero, a Friburgo”.