“Prima eri solo vivo, ora sei eterno”. Così una delle protagoniste di ‘Likemeback’ di fronte alla foto di una lisca di pesce appena postata su Facebook e Instagram in cerca di tanti like. E’ uno dei momenti chiave del film di Leonardo Guerra Seragnoli che, dopo il festival di Locarno, approda in sala dal 28 marzo distribuito da Nightswim e che pone al centro di tutto tre ragazze diciottenni fedeli a un solo dio: il loro smartphone.
Si tratta di Lavinia (Blu Yoshimi), Carla (Denise Tantucci) e Danila (Angela Fontana) che, appena finito il liceo, partono insieme per una vacanza in barca a vela. Sono tutte sole sulla barca con i loro smartphone di ordinanza e un silenzioso skipper, Josko (Goran Markovic) in viaggio lungo le coste della Croazia. Che succede su quella barca e nei brevi approdi a terra? Niente di particolare. Le tre ragazze si consumano tra i loro molti sogni, la grande paura di crescere e, soprattutto, la loro smodata vanità digitale. Per loro comunque, non c’è occasione da perdere per condividere con gli altri quello che fanno, quello che vedono, quello che provano e tutto questo in attesa di un “mi piace” o di quei trentamila follower che ti rendono un influencer o un fashion blogger. E questo anche a danno dell’amicizia. I sentimenti sì vanno bene, forse verranno anche, ma per ora solo il digitale fa la differenza tra essere solo vive o eterne.
“L’uso superficiale dei social media e la violazione della privacy sono problemi crescenti della nostra società – dice il regista oggi a Roma -. Likemeback nasce dalla volontà d’indagare i potenziali effetti di questi problemi nei rapporti d’amicizia di oggi che sono in piena evoluzione, caratterizzati da una promiscuità di relazioni reali e virtuali simultanee e complesse e quindi ancora alla ricerca di regole etiche chiare. Ho sentito istintivamente – aggiunge – che la storia di tre amiche in vacanza in barca nell’età che forse più rappresenta i rischi e le opportunità dell’uso dei social, col primo senso di libertà alla fine del liceo e la vita adulta davanti, fosse un modo per osservare le trasformazioni sociali in atto in un contesto indipendente, intimo, concentrato”. E ancora Leonardo Guerra Seragnoli: “Questa tensione tra l’essere in un luogo ma anche altrove contemporaneamente, per me è la presa di coscienza di un modo nuovo di relazionarsi che fa parte del futuro che verrà.