Matteo Salvini – riportato dal sito di La Repubblica – riferisce di un dirottamento da parte di un mercantile con a bordo i migranti verso Malta. Secondo quanto detto dal vicepremier i profughi erano diretti verso la Libia ma si sono ribellati costringendo l’equipaggio a cambiare rotta.
La questione viene seguita da vicino anche dalla Guardia Costiera italiana. Il timore è il lasciapassare che potrebbe dare Malta per consentire al mercantile di arrivare a Lampedusa. Al momento non c’è nessun commento ufficiale da parte di La Valletta mentre da Roma arriva l’ennesima chiusura dei porti: “In Italia – fa sapere Salvini – sicuramente non entrano. Non siamo più ai soccorsi, sarebbe il primo atto di pirateria in alto mare. Sappiamo che l’Italia la vedranno con il cannocchiale“.
La questione del mercantile potrebbe aprire un nuovo scontro tra Italia e Malta. Il mezzo ha messo nel mirino il porto di La Valletta ma da parte del governo maltese ci potrebbe essere il via libera per consentire alla nave di arrivare fino a Lampedusa. Proprio per questa situazione in continua evoluzione la Guardia Costiera ha deciso di entrare in scena e monitorare il viaggio del mercantile. Da parte di Matteo Salvini viene confermata la posizione che l’Italia ha avuto in questi mesi. La nave non attraccherà nel nostro Paese. Secondo quanto riferito dal vicepremier i migranti erano diretti in Libia e con un atto di ribellione hanno costretto l’equipaggio a cambiare rotta quando ormai erano vicini a Tripoli. Si tratta di una prima vicenda del genere che potrebbe avere delle importanti ripercussioni.
C’è in corso un’ipotesi di dirottamento del mercantile che stava arrivando in Libia dopo aver soccorso migranti e che invece ora sta dirigendosi a nord, verso Malta o Lampedusa. Non siamo più ai soccorsi, sarebbe il primo atto di pirateria in alto mare, con migranti che hanno dirottato il mercantile che era arrivato a 6 miglia dalla costa libica.
Il caso della SeaWatch – Nella vicenda della nave, che ha dovuto attendere 12 giorni davanti al porto di Siracusa prima di avere l’ok allo sbarco a Catania il 31 gennaio scorso, ci sono elementi per contestare il reato di sequestro di persona. E’ quanto sostengono i magistrati della Procura di Roma che hanno inviato il fascicolo, al momento contro ignoti, ai colleghi di Siracusa che ora dovranno valutare se esistono profili di competenza del tribunale dei ministri di Catania.
Il procedimento, coordinato dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, era stato avviato alla luce di un esposto presentato il primo febbraio in cui si ipotizzava il reato di omissioni di atti di ufficio. I magistrati di piazzale Clodio hanno, quindi, effettuato una serie di accertamenti delegati alla Guardia Costiera da cui risulta che la vicenda della SeaWatch, una ong tedesca, è sovrapponibile a quella della nave Diciotti e che quindi il reato più grave è quello di sequestro di persona e ciò radica il procedimento nel luogo in cui sarebbe avvenuta la limitazione della libertà personale. La nave aveva a bordo 47 migranti di cui alcuni minori.