Caso Cucchi, Carabinieri pronti a costituirsi parte civile nel processo. La lettera del comandante Nistri a Ilaria

La nuova svolta nel processo sulla morte di Stefano Cucchi è rappresentata dalla decisione forte e ammirabile del comandante Giovanni Nistri che, in una lettera indirizzata a Ilaria Cucchi, ha fatto cadere il velo di omertà e cameratismo che hanno accompagnato la vicenda.

 In una lettera indirizzata a Ilaria Cucchi, Giovanni Nistri ha reso nota la sua intenzione di chiedere che l’Arma dei Carabinieri sia accolta come parte civile al processo bis per la morte di Stefano Cucchi, quello legato agli otto militari indagati per depistaggio.

Nella lettera pubblicata sulle colonne de ‘La Repubblica’, Giovanni Nistri ha voluto rispondere a un lungo messaggio condiviso da Ilaria Cucchi sui suoi profili social e sulle pagine dedicate a Stefano Cucchi. “Gentile Signora Ilaria Cucchi, ho letto con grande attenzione la lettera aperta che ha pubblicato sul suo profilo Facebook. Sabato scorso, a Firenze, nel rispondere a una domanda di una giornalista, pensavo a voi e alla vostra sofferenza, che ho richiamato anche nel nostro ultimo incontro. Pensavo alla vostra lunga attesa per conoscere la verità e ottenere giustizia. Mi creda, e se lo ritiene lo dica ai suoi genitori, abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà“.

Nistri ha poi condannato apertamente quanto accaduto in occasione della morte di Stefano Cucchi e si è detto impaziente di conoscere le responsabilità personali che saranno stabilite nel momento in cui la giustizia terminerà il proprio corso. “Abbiamo la vostra stessa impazienza perché il vostro lutto ci addolora da persone, cittadini, nel mio caso, mi consenta di aggiungere: da padre. Lo abbiamo perché anche noi la stragrande maggioranza dei carabinieri, come lei stessa ha più volte riconosciuto, e di ciò la ringrazio crediamo nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di un giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria“.

Proprio il rispetto assoluto della legge ci costringe ad attendere la definizione della vicenda penale. Come vuole la Costituzione, la responsabilità penale è personale. Abbiamo bisogno che sia accertato esattamente, dai giudici, ‘chì ha fatto ‘che cosà“. “Io per primo, e con me i tanti colleghi, oltre centomila, che ogni giorno rischiano la vita soffriamo nel pensare che la nostra uniforme sia indossata da chi commette atti con essa inconciliabili e nell’essere accostati a comportamenti che non ci appartengono. 

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