Il ministro del Tesero dice sì all’aumento dell’Iva per tenere i conti in regola. Luigi Di Maio e Matteo Salvini assicurano che non succederà. Mai. Almeno fin quando loro staranno al governo. E, anche se da sempre negata da tutti, all’orizzonte diventa sempre più reale l’ipotesi di una manovra correttiva dei conti. Così si apre un nuovo fronte nel governo in vista delle elezioni europee del prossimo mese. Chissà se il Tria, sulla graticola da mesi, con l’uscita di oggi non abbia voluto, intenzionalmente, mettere in difficoltà, in vista proprio dell’appuntamento elettorale di maggio, i due partiti che sostengono la maggioranza gialloverde. Come togliersi un sassolino dalle scarpe guardando in faccia la realtà .”L’aumento dell’Iva e delle accise è confermato in attesa di definire nei prossimi mesi misure alternative” per disinnescarlo, dice, realisticamente Giovanni Tria, durante l’audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Immediato lo stop dei due vicepremier. Luigi Di Maio: “Con questo governo non ci sarà nessun aumento, sia chiaro”. Salvini: “L’Iva non aumenterà, punto. Questo è l’impegno della Lega”. Ma come saranno portati in equilibrio i conti non si comprende.
“Siamo al governo per abbassare le tasse, non per aumentarle come hanno fatto gli altri governi”, ha sottolineato il ministro dell’Interno. “Finché il M5s sarà al governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, al contrario”, ha spiegato invece Di Maio, evidenziando che “l’obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l’abbiamo. Mi auguro che l’abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento”.
“Se Tria vuole un aumento dell’Iva può passare al Pd”, hanno tuonato fonti del Movimento. “Per anni il Partito democratico altro non ha fatto che alzare le tasse ai cittadini, mantenendo privilegi medievali come i vitalizi, che noi abbiamo tagliato, e molto altro”.
La versione di Tria. Il ministro dell’Economia ha ribadito che “la legge di bilancio del prossimo anno continuerà, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti nel Def, il processo di riforma della flat tax e di generare semplificazione nel sistema per alleviare il carico fiscale nei confronti del ceto medio”. Per l’andamento dello spread “saranno importanti i piani del governo e l’incisività delle riforme, ma anche gli orientamenti che il Parlamento avrà sul Bilancio”. Il Def, ha sottolineato Tria, non tiene conto dei potenziali benefici di uno spread più basso e “i rendimenti italiani sono ancora troppo alti alla luce dei fondamentali della nostra economia, nonostante il miglioramento dopo l’intesa con l’Unione europea sulla legge di bilancio”.
Secondo il ministro “la revisione al ribasso delle stime di crescita risulta pienamente coerente con l’evoluzione della situazione economica generale” e “a dicembre era all’1% al di sotto dell’1,2% della Ue”. Questo, ha detto Tria, “consente di sottolineare che il governo non ha affatto peccato di ottimismo” e che “le revisioni si sono rese progressivamente necessarie scontando l’andamento della seconda metà del 2018, inferiore ad attese che avevamo chiaramente indicato come rischi di previsione”.
Quanto al 2019, i dati dei primi due mesi sono “incoraggianti, la produzione ha invertito il trend negativo” e questi elementi “lasciano ritenere che la previsione sia equilibrata”. La spinta al Pil, secondo Tria, dovrebbe arrivare già nell’anno in corso grazie alle riforme del governo. “Le principali misure di politica fiscale sociale e previdenziale introdotte, flat tax per i professionisti, reddito di cittadinanza e quota 100 fanno parte della legislazione vigente i loro effetti sono stimati in modo rigoroso nel Def e contribuiscono a sostenere i consumi delle famiglie e il Pil già nel 2019, sebbene vengano introdotte in corso d’anno”.
Tria ha anche spiegato che “a livello europeo non siamo in recessione, probabilmente non lo siamo in Italia dopo la recessione tecnica dell’ultimo trimestre dello scorso anno, ma c’è un forte rallentamento significativo, con previsioni ottimistiche” per la seconda metà dell’anno”. “Lo scenario macroeconomico programmatico – ha concluso – poggia su obiettivi di finanza pubblica coerenti con le regole nazionali e comunitarie. Il perseguimento di questi obiettivi richiederà uno sforzo fiscale che nel breve termine inevitabilmente attenua il ritmo di crescita dell’economia, a parità di altre condizioni e ignorando retroazione favorevole che potrebbe pervenire dal minor livello dei rendimenti sui titoli di stato”.