Siria: Ocha, 16 gruppi umanitari sospendono operazioni nel nord-ovest del paese

Almeno 16 organizzazioni umanitarie hanno sospeso le attivita’ nel nord-ovest della Siria per la recente escalation di tensioni nella zona. Lo ha annunciato oggi l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) in un comunicato stampa. “Il conflitto e’ aumentato nel nord-ovest della Siria, colpendo i civili, le infrastrutture e la fornitura di servizi nei governatorati di Hama e Idlib (…). A partire dall’8 maggio, almeno 16 partner umanitari hanno sospeso le loro operazioni nelle aree colpite da conflitti. Cinque operatori umanitari, tra cui due operatori sanitari, sono stati uccisi in attacchi aerei e bombardamenti”, si legge nella nota. Secondo l’Ocha, l’escalation delle tensioni ha provocato il trasferimento di circa 180 mila persone tra il 29 aprile e il 9 maggio. Le ostilita’ hanno inoltre danneggiato 16 scuole e 15 strutture.

Intanto il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, citato dall’agenzia statale della Turchia “Anadolu”, ha invitato la Russia a fermare gli attacchi delle forze siriane fedeli al presidente Bashar al Assad nella Siria nordoccidentale. Il riferimento e’ alla recente intensificazione delle operazioni militari dell’Esercito siriano, coadiuvato dalle forze aerospaziali russe, lungo il fianco meridionale di Idlib, controllato da gruppi islamisti radicali ribelli. “Il regime sta tentando di estendere la sua area di controllo a sud di Idlib in violazione dell’accordo di Astana”, ha detto Akar. I territori soggetti alle operazioni militari fanno parte della cosiddetta “zona di de-escalation” garantita in linea di massima dalla Federazione russa lo scorso settembre 2018. Il ministro della Difesa turco ha detto che le forze governative siriane dovrebbero ritirarsi nelle zone concordate secondo i termini dell’accordo internazionale raggiunto in Kazakhstan da Turchia, Russia e Iran per ridurre le ostilita’ in Siria. “Ci aspettiamo che la Russia adotti misure efficaci e decisive per garantire che le forze del regime fermino i loro attacchi a sud di Idlib e si ritirino immediatamente”, ha affermato il ministro turco, parlando nel corso di una visita vicino al confine siriano con alti ufficiali dell’esercito.

La Russia, da parte sua, ha bloccato ieri un comunicato stampa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nella provincia nord-orientale siriana di Idlib. Lo ha annunciato il rappresentante permanente della Federazione russa al Palazzo di Vetro, Vladimir Safronkov. “Abbiamo bloccato il comunicato preparato da Germania, Belgio e Kuwait perche’ mal interpretava la situazione a Idlib”, ha spiegato il diplomatico, citato all’agenzia di stampa russa “Sputnik”. Dalla fine di aprile, il governo siriano e gli alleati russi hanno intensificato i bombardamenti contro la parte meridionale di Idlib e la zona settentrionale della vicina provincia di Hama, territori controllati dal gruppo Hayat Tahrir al Sham (ex branca siriano di al Qaeda) e da altri gruppi jihadisti. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra, i raid hanno colpito anche ospedali, scuole e altre strutture civili.

Iniziato all’inizio del 2017, il cosiddetto processo di Astana (la capitale del Kazakistan recentemente ribattezzata Nur-Sultan) ha gradualmente soppiantato i negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite tra il governo di Bashar al Assad e l’opposizione. L’azione di Astana si svolge su iniziativa di Russia e Iran, alleati a Damasco, in coordinamento con la Turchia, sponsor di alcuni gruppi ribelli e senza il coinvolgimento di Washington. Il processo e’ esemplificato dell’importante ruolo giocato da Mosca, il cui intervento militare nel settembre 2015 ha permesso alle forze Bashar al Assad, allora in una posizione molto difficile, di riconquistare terreno. Finora, tuttavia, nessuna iniziativa diplomatica e’ riuscita a trovare una soluzione definitiva per porre fine a una guerra che ha causato oltre 370 mila morti dal 2011.

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