L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha annunciato che tra gli Oscar alla carriera assegnati quest’anno c’è anche la statuetta per la regista italiana Lina Wertmuller. Novant’anni, è stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze nella cerimonia del 1977. I quattro premiati – oltre alla Wertmuller ci sono David Lynch, Wes Studi e Geena Davis – saranno presentati il 27 ottobre agli 11/i Annual Governors Awards dell’Academy.
“Un Oscar alla carriera non ci starebbe male”: il desiderio della figlia Maria, espresso a Cannes solo pochi giorni fa, è stato ascoltato. Lina Wertmuller riceverà l’Oscar alla carriera. Glielo avrà promesso Leonardo DiCaprio che al festival a sorpresa l’ha cercata e ha voluto stringerle la mano (in una foto ‘storica’ scattata da Pietro Coccia, il fotografo scomparso oggi che il mondo del cinema italiano sta piangendo). La sua storia e la sua filmografia sono ricche di record e ora che ha superato i 90 anni e dei premi avuti e mancati quasi non le importa più nulla, il riconoscimento annunciato oggi dall’Academy of Motion Pictures è davvero il coronamento di una vita.
“Sono felice per questa notizia” dice all’Ansa Lina Wertmuller. “Non me lo aspettavo l’Oscar, ma lo prendo volentieri”, aggiunge con la solita ironia. “Mi fa piacere dedicarlo a Enrico Job, compagno di una vita e di lavoro e a nostra figlia Maria”, prosegue la regista novantenne raggiunta nella sua casa romana Lina Wertmuller, nata a Roma il 14 agosto 1928, è stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista per il film Pasqualino Settebellezze nella cerimonia del 1977, 5 anni prima era stata la prima donna in concorso a Cannes, con Mimì metallurgico 1972. Con lei il 27 ottobre agli 11/i Annual Governors Awards dell’Academy ci saranno altri tre premiati per la carriera: David Lynch, Wes Studi e Geena Davis. Riconoscimenti, sottolinea l’Academy, orientati alla maggior valorizzazione delle donne e dei gruppi sotto rappresentati. L’opera della Wertmuller, i suoi film di rottura negli anni ’70 sono da sempre molto amati anche all’estero e sono tante le rassegne nel mondo a lei dedicate e, dopo quella di marzo a Londra, una imminente è prevista a Manchester quest’estate. Tra le tante opere – dal Giornalino di Gian Burrasca nella tv di metà anni ’60 con Rita Pavone nei panni del personaggio di Vamba agli oltre 20 film, da Storia d’amore e d’anarchia a Ninfa Plebea passando per Mimì e Pasqualino, per Travolti da un insolito destino a Sabato, domenica e lunedì con Sofia Loren – Pasqualino Settebellezze resta il film più famoso e con esso il sodalizio con Giancarlo Giannini che per la Wertmuller ha una vera e propria venerazione oltre che rispetto. Il film ottenne una candidatura ai Golden Globe e quattro candidature all’Oscar (tra cui quella come miglior regista, prima volta in assoluto nella storia dell’Academy per una donna). E’ un’apologia intelligente e feroce dell’arte di arrangiarsi e sopravvivere ad ogni costo, tipica della cultura partenopea: Giancarlo Giannini è il guappo che nella Napoli del 1936 uccide il seduttore di una delle sue sette, brutte sorelle (da qui il suo soprannome), viene rinchiuso in un manicomio criminale da cui esce come volontario di guerra per finire in un lager tedesco e diventare kapò. inutile chiedere di tutta la filmografia qual è il suo film del cuore: Lina – come di recente ha fatto al festival di Cannes dove si è recata per presenziare al restauro di Pasqualino dal Centro sperimentale di Cinematografia e Cineteca Nazionale – risponde sempre che non lo sa e la figlia Maria, che con Valerio Ruiz custodisce e protegge l’anziana regista, aggiunge che “mai mamma lo ha detto, sono tutti suoi figli”.