Procedura di infrazione per debito: cos’è e come funziona. Ecco cosa rischia l’Italia

I riflettori della politica internazionale restano puntati sull’Italia, con l’Unione europea che, con la conferenza stampa dei commissari incaricati, ha fatto sapere di ritenere legittima e giustificata una procedura nei confronti dell’Italia.

Le notizie circolate  fino a questo momento lasciano intendere che l’esecutivo giallo-verde non voglia apportare modifiche strutturali, e il rischio è che l’Ue possa decidere di applicare la già paventata procedura di infrazione per debito eccessivo, a meno che l’Italia non riveda le stime del deficit.

 Se l’Italia non dovesse rivedere i propri piani rispettando la normativa europea, l’Ue potrebbe aprire una procedura di infrazione per deficit eccessivo e violazione della regola del debito. La procedura di infrazione per debito eccessivo è prevista dal PSC, il Patto di Stabilità e Crescita. Stando all’articolo 126 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il disavanzo di bilancio dei paesi Ue non deve superare il 3% del Pil e il debito pubblico non deve superare il 60% del Pil. Nel caso in cui non vengano soddisfatti i due criteri sopra indicati, l’Ue può aprire una procedura al fine di spingere il paese a fornire un piano correttivo con regole ferree e scadenze fissate da Bruxelles. Le sanzioni eventualmente comminate all’Italia potrebbero durare due anni e potrebbero comminare con una multa in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi imposti. 

Come specificato nell’apposita sezione inserita sul sito dell’Unione europea, la procedura di infrazione per debito eccessivo ha una prima fase di indagine sui bilanci dei paesi membri dell’Ue. Se il paese non rettifica la violazione, la Commissione può avviare una procedura formale di infrazione. La Commissione, come avvenuto per il caso dell’Italia, invia una lettera di costituzione in mora con cui richiede ulteriori informazioni al paese in questione, che dovrà inviare una risposta dettagliata entro un termine preciso, in genere due mesi ma tre settimane per il caso italiano. Nel caso in cui la Commissione dovesse ritenere che il paese in questione è venuto meno ai propri obblighi, può inviare una richiesta formale motivata in cui chiede di conformarsi alle norme dell’Unione. Se anche dopo questo passo il paese in questione non dovesse risultare conforme alle norme, la Corte può procedere con un deferimento alla Corte di giustizia che, su richiesta della Commissione Ue, può imporre sanzioni al paese in questione che dovrà inoltre rispettare le nuove normative imposte dalla Corte tramite sentenza.

Nel caso in cui un paese dovesse ignorare le disposizioni dell’Ue potrebbe essere deferito una seconda volta alla Corta di Giustizia che potrebbe quindi comminare sanzioni calcolate in base all’importanza delle norme violate, al periodo in cui le norme non sono state osservate e in base alla capacità economica del paese.

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