L’Italia deve modificare la legge che regola il carcere a vita, perché viola il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. La decisione arriva dalla Corte europea dei diritti umani secondo cui l’ergastolo ostativo, il cosiddetto ‘fine pena mai’, è contrario all’articolo tre della Convenzione europea per i diritti umani che vieta i trattamenti e le punizioni inumane e degradanti. La sentenza della Corte di Strasburgo è relativa al caso di Marcello Viola, condannato all’ergastolo per associazione mafiosa, omicidi e rapimenti. La sentenza non comporta la liberazione di Viola, ma l’Italia è condannata a pagargli 6mila euro di spese legali.
“Sull’ergastolo ostativo, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel caso Viola, ha preso una decisione di grande rilievo stabilendo che la dignità umana viene prima, sempre” commenta Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “La dignità umana è un bene che non si perde mai – aggiunge Gonnella – La Corte ribadisce un principio che i più grandi giuristi italiani avevano già espresso, ossia che sono inaccettabili gli automatismi (assenza di collaborazione) che precludono l’accesso ai benefici. Una persona che dia prova di partecipazione all’opera di risocializzazione deve avere sempre una prospettiva possibile di libertà. Ci auguriamo – ha concluso il presidente di Antigone – che il legislatore tenga conto di questa sentenza modificando le norme penitenziarie e i suoi inaccettabili automatismi”.
Di “pronunciamento storico” parla Nessuno tocchi Caino, l’associazione da anni impegnata con il Partito Radicale per l’abolizione dell’ergastolo ostativo. “Con questa sentenza la Cedu svuota l’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede uno sbarramento automatico ai benefici penitenziari, alle misure alternative al carcere e alla liberazione condizionale in assenza di collaborazione con la giustizia. La Cedu fa cadere la collaborazione con la giustizia ex articolo 58 ter o.p, come unico criterio di valutazione del ravvedimento del detenuto – aggiunge Nessuno tocchi Caino – La Corte considera inoltre questo un problema strutturale dell’ordinamento italiano e chiede che si metta mano alla legislazione in materia”. Per Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, “il successo alla Corte Edu è il preludio di quel che deve succedere alla Corte Costituzionale italiana che il 22 ottobre discuterà l’ergastolo ostativo a partire dal caso Cannizzaro, nel quale Nessuno tocchi Caino è stato ammesso come parte interveniente”.