‘Oggi abbiamo una responsabilità di governo che dobbiamo sentire, così come io ne ho una istituzionale. Ma bisogna trovare un luogo idoneo appropriato per dire tutto quello che non va e questa cosa non è più procrastinabile perché ne va della vita del progetto del Movimento’. A pochi giorni dalle critiche nel libro di Alessandro Battista è la voce del presidente grillino della Camera Roberto Fico a tornare a farsi sentire per strigliare, in una intervista a Repubblica, la gestione governista dei pentastellati targata Luigi Di Maio.
Non lo so, sorvola Fico nell’intervista al quotidiano- su idee e progetti di Di Battista, perché non ho parlato con lui. Ma chiedo a tutti di volare alto: serve visione politica, bisogna trovarla tutti insieme. Quello che serve è uno spazio dove tutti possiamo parlare del perché non ha funzionato, di cosa si sta sbagliando, di come elaborare la linea politica collegiale, ridefinire i valori, prendere decisioni di volta in volta. Questa è la proposta che ho fatto: spazi che permettano di ragionare insieme e capire la strada percorsa o da percorrere. La richiesta è duplice: un organismo decisionale e un incontro nazionale. Penso a entrambe le cose. A partire dall’incontro: un momento di scambio intenso, trasparente, franco. Non c’è mai stato solo il blog, ma anche un innovativo percorso territoriale, partecipativo, di visione che è da recuperare perché oggi è diventato molto più scarno. Mentre ora c’è bisogno di parlarci tutti dal vivo.
E se ci vogliamo parlare non c’è statuto che tenga. Parlare è il modo per superare eventuali contrasti. Non hanno mai avuto senso le definizioni di dissidenti o traditori. Non è questione di due mandati o meno, di un asse tra Di Battista e Casaleggio o tra Fico e Di Maio.
In questo senso, il presidente della Camera non esita a manifestare il suo dispiacere per le dimissioni dal MoVimento della senatrice Paola Nugnes: ‘Assolutamente sì. Paola è con noi da dodici anni, è una persona onesta, una combattente. Quel che serve oggi non è attaccare chi va via, ma chiedersi perché una persona che ama il Movimento come lei decida che non le sta più bene. La risposta che mi do e che pretendo è proprio quel che dicevo: uno spazio di condivisione dove si possano confrontare tutte le anime di un Movimento multiforme come il nostro.
In sintesi, si chiede nel Movimento un semplice confronto su quanto è stato fatto e su ciò che resta da fare. Quello che è certo, è che il pressing dentro il Movimento 5 Stelle si spinge nel chiedere anche ai ministri di sottoporsi al fuoco di fila delle domande degli eletti.
E, apprende l’Adnkronos, sarebbero questa volta proprio i sottosegretari a invocare per i ministri lo stesso ‘trattamento’ riservato loro poche settimane fa. Alcuni esponenti della squadra del sottogoverno, viene spiegato, avrebbero infatti sollevato la questione della graticola per i capi dei dicasteri del governo Conte in quota M5S. ‘Noi abbiamo accettato il confronto, ora ci aspettiamo che anche i ministri facciano altrettanto’, dice a taccuini chiusi uno di loro.
Il meccanismo è semplice: ogni sottosegretario ha incontrato i membri della Commissione di riferimento, i quali hanno espresso una valutazione sul loro operato in una scheda anonima. Come si legge in un messaggio inviato da Luigi Di Maio ai suoi poco prima dell’avvio della cosiddetta ‘graticola’, la girandola di incontri avrebbe dovuto coinvolgere anche i ministri dopo il turno dei sottosegretari. Poi sul tema è calato il silenzio. Presto però, compatibilmente con i lavori parlamentari, i ministri potrebbero essere convocati.
Il confronto si farà ‘non appena avremo un po’ di respiro dai lavori d’Aula’, assicura una fonte grillina di primo piano. Quello che coinvolgerà la squadra dei ministri M5S sarà un semplice ‘confronto’ sui provvedimenti varati in questo primo anno di governo gialloverde e soprattutto ‘sul da farsi’.