Prosegue la disputa tra il ministro dell’Interno e i rivenditori di Cannabis light, ma questa volta a passare all’attacco sono proprio i commercianti che hanno deciso di muoversi per vie legali contro il vicepremier leghista.
Nei mesi scorsi il leader del Carroccio aveva annunciato di essere intenzionato ad aumentare i controlli sui negozi di cannabis a basso livello di THC e derivati, visti e dipinti come un luogo di spaccio.
“Stiamo lavorando per andare a verificare la giungla di cannabis e canapa shop che hanno aperto come funghi che in un caso su due si rivelano centri dello spaccio”, aveva dichiarato Matteo Salvini parlando dei negozi di cannabis light e derivati.
“Come può permettersi un ministro che fa parte di un partito che ha rubato negli anni passati 49 milioni di euro, a diffamare una categoria che legalmente esiste, paga le tasse e ha garantito un introito di milioni di euro che si sono tradotti in tasse, economia e migliaia di posti di lavoro?“, ha risposto ai microfoni di Fanpagela titolare di uno di questi negozi che ha fatto sapere di essere intenzionata a muoversi per vie legali contro il Ministro. C
Stando a quanto emerso, diversi commercianti avrebbero deciso di querelare Matteo Salvini, che con le sue dichiarazioni, che non sarebbero giustificate, avrebbe messo in cattiva luce i commercianti e i negozi, che avrebbero subito un contraccolpo nonostante il grande successo ottenuto in Italia in pochissimi mesi.
Nelle scorse settimane la Corte di Cassazione aveva preso le parti dei commercianti definendo illegittimo il sequestro preventivo della merce, una pratica che aveva preso piede in diverse città italiane. Secondo i giudici le autorità possono procedere esclusivamente con il prelievo di campioni di merce che potranno essere analizzati per calcolare il livello di THC. Nel caso in cui rispetti le norme non potranno essere presi provvedimenti.