Sbarcati i 65 migranti a La Valletta, la Alan Kurdi torna in mare

Guerra tra Mediterranea e Matteo Salvini da un lato e la fine dell’odissea per Alan Kurdi dall’altro. Continua senza esclusioni di colpi e sorprese la partita migranti nel Mediterraneo, dove ormai quotidianamente imbarcazioni con a bordo persone soccorse in mare si trasformano in casi politici internazionali. Intanto Roma e La Valletta stringono un’intesa per creare automatisti europei per gestire i flussi migratori.

A Lampedusa il veliero Alex è stato posto sotto sequestro dopo lo sbarco dei 46 a bordo: il capitano Tommaso Stella e il capomissione Erasmo Palazzotto risultano indagati.

Davanti a La Valletta si chiude invece l’ultimo caso. Dopo quasi 48 ore di stazionamento al confine con le acque nazionali, il governo di Malta ha annunciato che trasferirà i 65 migranti salvati a bordo di Alan Kurdi nel porto attraverso le sue forze armate. “Tutte le persone soccorse a bordo saranno immediatamente ricollocate in altri Stati membri dell’Ue”, ha spiegato via social il primo ministro di Malta, Joseph Muscat. “Sessantacinque persone sono state salvate. Noi continuiamo a salvare vite. Ecco perché stiamo tornando nella zona di ricerca e soccorso”. Lo scrive in un tweet Sea Eye, dopo che i naufraghi della Alan Kurdi sono stati portati a terra dalle navi militari maltesi. La nave si dirigerà quindi nuovamente verso le acque al largo della Libia.

L’Ue ha detto che prenderà in carico altri 58 migranti salvati in un’altra operazione da Malta. Ma è l’Europa la destinataria della missiva scritta congiuntamente tra La Valletta e Roma. Nella lettera si ribadisce la cooperazione, ma si evidenzia in maniera netta come sia indispensabile “assicurare un effettivo governo dei flussi migratori verso l’Europa, perché non è più ammissibile continuare a procedere, caso per caso, ricercando soluzioni in emergenza, con crescenti difficoltà politiche e gravissimi disagi”. La soluzione? Uno “strutturato meccanismo permanente a livello di Unione Europea”, con la richiesta di porre la questione all’ordine del giorno prossimo Consiglio Affari Esteri Ue di luglio.

Le Ong però non mollano e rilanciano, confermando la volontà di sbarcare anche in Italia, nonostante i paletti del decreto sicurezza bis. “Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci, dobbiamo tornare in mare immediatamente perché è l’unico modo per sconfigggere i trafficanti favoriti dalle politiche di questo governo”, ha dichiarato la portavoce di Mediterranea Alessandra Sciurba. Il destinatario dell’affondo è ovviamente Salvini, perché per la Ong c’è stata “una chiara volontà politica di non darci nessuna altra possibilità.

La decisione di dirottarci a Malta era pura propaganda politica che voleva trattare le persone come sacchi di patate”. Il ragionamento a freddo è che il numero uno del Viminale voleva lo “scalpo” dell’imbarcazione, mettendo Mediterranea nella difficile condizioni di dire “solo no”. Dal canto loro, fonti del Ministero dell’Interno negano di aver agito unilaterlamente, mettendo in luce come “la barca della Ong si è sempre rifiutata di entrare in acque maltesi e pretendeva di essere accompagnata dalle autorità italiane fino a 15 miglia da La Valletta”.

Intanto, in silenzio, l’ennesimo barchino con a bordo dieci migranti è approdato a cala Galera a Lampedusa (Ag). I migranti sono stati tutti bloccati. A sorprenderli, mentre si stavano dirigendo verso l’ex base Loran che è la parte alta di Lampedusa (AG) sono stati i carabinieri. Tutti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola. 

 

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