‘Chiaro che la convenienza della Lega sarebbe di andare a votare domani mattina e di raddoppiare il numero dei parlamentari, però da ministro ho a cuore anche altro. I ‘sì’ di martedì e di mercoledì sono incoraggianti’, Matteo Salvini parla al Sole 24 Ore dopo aver dedicato ben due dirette Facebook ai circa 50 miliardi di investimenti sbloccati ieri dal Cipe. E dopo il via libera del premier Giuseppe Conte alla Tav. Sono quelli i ‘sì’ che festeggia e che rivendica alla Lega, dicendosi dispiaciuto per il ‘travaglio dei Cinque Stelle’. Ed è in nome di quei ‘sì’ che vede il voto più lontano, dopo i venti di crisi della scorsa settimana. Anche se avverte: ‘Ho letto ricostruzioni surreali, finestre che si aprono e si chiudono. Per me ogni giorno ha una finestra, è una messa alla prova. Ogni giorno devo fatturare qualcosa di utile per il mio Paese. Se la macchina si inceppa, se qualcuno la inceppa, è un problema’.
Salvini oggi non andrà al workshop sul fisco a Palazzo Chigi, dove saranno i responsabili economici del Carroccio. Ma chiarisce che la flat tax sarà graduale e volontaria, come quota 100. Poi annuncia sia un pacchetto pro imprese, con parte del taglio del cuneo, buoni pasto, estensione del regime forfettario, cancellazione di alcune dichiarazioni pleonastiche sia un ‘piano casa’.
Realtà diversa per il Movimento Cinque Stelle e Luigi Di Maio: ‘Noi in Parlamento ci vogliamo andare a ci andiamo con la forza della coerenza’, ha detto ieri sera cercando di compattare un partito ormai esploso: ‘Ma non può essere colpa del M5s se in Parlamento tutti i partiti sono Pro Tav. Faremo valere il più possibile questo 33% che però non corrisponde al 51%’. Quel risultato elettorale appare più che mai lontano se quel prossimo voto parlamentare che Di Maio brandisce come possibile, forte momento identitario, si tramuterà in un voto di minoranza: ‘Si può fermare la Tav, basta votare in Parlamento’, ha infatti rilanciato, ‘e vedremo come voteranno i partiti, vedremo chi voterà con il Pd di Renzi e con Forza Italia di Berlusconi. Quelli non saremo certamente noi’. Di quell’emiciclo, insomma, il M5s starà all’opposizione, ma non si sa neppure quanti parlamentari grillini esprimeranno palesemente il voto oppure sceglieranno, come accaduto ieri al Senato, di uscire dall’Aula in segno di protesta contro il governo Conte. Il ‘loro’ governo. Di Maio, comunque, è ormai leader di una compagine politica totalmente allo sbando.
Dobbiamo decidere – scriveva la pasionaria Roberta Lombardi – se rinunciare a fare la stampella della Lega e riprendere la nostra identità. Domandiamoci se siamo ancora utili al governo. Sabato, comunque, in tanti marceranno verso Chiomonte mettendo pressione ai grillini del comune di Torino e a quelli di governo. Lo sa bene anche Nicola Morra, il presidente della commissione Antimafia, grillino storico e ortodosso che ieri, dopo il destro allo stomaco da parte di Conte, ha aperto il dibattito interno: ‘Inaccettabile il sì alla Tav, abbiamo perso i nostri valori’.